A nessuno di voi verrebbe in mente che Milazzo ha dei luoghi bellissimi, unici al mondo per la ricchezza del paesaggio e della natura; infatti chi potrebbe pensare che esiste un posto, al Capo, dove scorre perennemente un ruscello, d'estate e d'inverno, una premitura di acqua fresca che dissetava un tempo gli antichi capiciani e che scorga proprio sotto le radici di un vecchio carrubo di 500 anni di età? Di certo nessuno penserebbe che è una realtà! Quando nel lontano 1999 cominciammo a descrivere questi luoghi, ci prendevano per esauriti se ci vedevano filmare le scogliere del Capo e parlare della Riserva del Capo, che oggi comincia a diventare una realtà. Nessuno, però, ha mai citato la notra persona, nessuno ha voluto conferirci un premio per il certosino servizio svolto a questa bella donna che è Milazzo, che abbiamo decantato e riscoperto dall'antica epopea grega, dai libri di Omero che parla di una "isola piatta e sabbiosa", dove Ulisse sbarca e si imbatte nel gigante Polifemo. All'epoca, nel 1999, Milazzo era stata cancellata dalla guida Michelin, perchè considerata una città inquinata come Bagnoli! Oggi è risorta dalla cenere e siamo felici di aver ricevuto questo premio da Voi tutti che ci seguite con affetto su Sito Milazziano. Grazie, Claudio Italiano.
Eppure, è vero, girando le spalle a ponente, si possono ancora scorgere i pestiferi fumi industriali che si scorgono a Levante ed a Giammoro, mentre noi, immergiamoci nel Paradiso terrestre della nostra Riserva del Capo, respirando le brezze fresce ed umide, cariche di aromi mediterranei che sferzano le scogliere di Ponente e salgono coi gabbiani ciarlieri verso il cielo terso di Milazzo, mentre in basso il mare sferzato dal vento che ulula si infrange in chiare spume tra gli scogli...
Correva l'anno dei Signore 2002, era di Aprile e noi, non avendo niente da fare, almeno di mattina, perché di pomeriggio avremmo dovuto montare
di turno ed essere reperibile in nottata all'ospedale di Patti, in una splendida giornata di sole invernale,
avevamo deciso di incamminarci per un grazioso percorso rupestre tra gli ulivi antichi
del Capo di Milazzo, e, precisamente, in uno fra i percorsi panoramici più intriganti
del Promontorio, quello che procede dalla stradina di Belvedere, presso la
Chiesa della Madonna Addolorata e prosegue fino ad intercettare la stradina della
Manica, arrampicandosi sulle pendici di Montetrino. Nella mappa di cui sopra,
potete vedere il sentiero indicato da frecce rosse.
Lasciata, dunque, l'antica ed austera Torre della Famiglia Bonaccorsi (sec. XVI), tra le armacie, cioè i vecchi
muri di ciotoli costruiti a secco dai vecchi Capiciani, uomini laboriosi ed indefessi, che delimitavano le campagne di Capo Milazzo ed i viottoli adornati
di acetosella (sugamèli o ebba medica, così detta dal volgo perché contiene il dicumarolo,
un principio anticoagulante, velenoso per il bestiame se ingerito in quantità),
ben presto si giunge alle "Funtaneddi", cioè antiche sorgenti tra i canneti da cui gli antichi Capiciani
solevano attingere acqua potabile e dove è ancora possibile scorgere vetuste cisterne
ed una piccola premitura d'acqua freatica (che Iddio ce la conservi e la strappi
alla mano empia dell'uomo!).
Proseguendo, dicevo, tra fichi d'india, ginestre, uliveti e profumi invernali che sembrano già di primavera, l'occhio spazia, come potete
ammirare in queste foto, verso ponente, laggiù fino alle isole Eolie, scorgendosi
specialmente l'isola di Vulcano, che è la prima che si gode da Milazzo ed i colori
cangianti del mare nostro, che vanno dal verde azzurrato delle temporate, al blu plumbeo del
cielo d'inverno, intersecato dagli spruzzi delle "palumbedde", cioè delle onde spumose
di bianco sferzate dal vento impetuoso di un procelloso maestrale, all'azzurro delle
distese marine dell'estate, all'oro dei tramonti a Capo Milazzo; questo è quanto
ci regala una Natura Rigogliosa e quanto coglie l'occhio innamorato del
Milazzese, che s'affrange davanti allo sconcio dei fumi d'Oriente!
Dall'alto il viaggiatore scorge la 'Ngonia, cioè dal greco, l'angolo, ossia l'insenatura della spiaggia
del Tono, con la rupe del Promontorio che cade a picco, ed in alto la famosa "Casa
Rossa", che non è quella dell'attrice
Ingrid Bergman, sita a Stromboli, ma una antica costruzione colonica tinta di colore pompeiano che
sfida da secoli la brezza di ponente al margine dello strapiombo. in questa
parte del Promontorio il paesaggio, la vegetazione, la conformazione del suolo assumono
dei caratteri molto forti e verso Monte Trino, lasciata la Manica, il sentiero s'impenna
per strapiombare sulle scogliere.
Qui con un po' di fortuna, si possono scorgere il falco
pellegrino che nidifica sulle parete rocciose, il greppio, il coniglio selvatico,
il riccio, la donnola e si possono repertare specie floreali uniche, come il cardo
pallottola vischioso (Echinops spinossimus), inserito nella lista rossa delle specie
in rischio di estinzione, il garofano rupicolo (Dianthus rupicola), la vedovina
delle scogliere (Scabiosa cretica). Infine qui in estate è possibile ammirare la
fioritura del Limonio (Limonium minutiflorum), una specie alofila. Ma questo è un
discorso che solo nel 4000 d.C. riusciranno a capire da queste nostre parti di
quaggiù.
di Claudio Italiano
Il video che segue rappresenta i fiori presenti sul sentiero Belvedere, agli inizi della bella stagione, superato da poco l'inverno.
Volete vedere altre pagine? Eccovi accontentati!
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