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Il sentiero di S.Opolo e la fonte omonima

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La Natura rigogliosa di Capo Milazzo

Nonostante i sigg. delle industrie si sforzino di dare a Milazzo la sembianza di città industriale, senza storia e bellezze,  quindi di un centro senza anima, Milazzo è, piuttosto, animato da una natura rigogliosa, specie al Capo di Milazzo.

Qui parliamo di una fonte che diventerà famosa come la Fonte Bandusia del poeta,  Quinto Orazio Flacco nelle Odi,  cioè la Fonte di S. Opolo, o S. Euplio, nella Riserva di Capo Milazzo,  santo che era venerato a Catania, uno dei primi martiri cristiani, venerato in Sicilia e, scopriamo, anche a Milazzo. Noi abbiamo a Capo Milazzo una serie di fonti perenni; per es. nei pressi di Monte Trino vi erano delle premiture perenni, dette "Fontanedde", di cui una da il nome ad una stradina, detta appunto, "Via La Fontanella"; inoltre nei pressi del Sentiero del Vecchio Carrubo, tra le radici della pianta, vi è un'altra fonte perenne, tra la vegetazione rigogliosa di canneti e la frescura che si gode tra le fronde antiche del vecchio albero.

Ma c'è una Fonte che pochi giovani anziani, come il sottoscritto,  conoscono,  perchè oggi, volutamente, è lasciata tra  le sterpaglie... vergogna !

La Fonte di S. Opolo

All'inizio della strada che porta al Paradiso, nei pressi della Chiesa dell'Addolorata, subito dopo aver superato la Chiesa stessa, salendo in direzione Capo,  potete scorgere un bivio sulla vostra destra, la via Bevaceto, appena superate due piante giovani di Pinus pinae, che lasciate alla vostra destra, e, sempre verso la vostra destra, dovreste rinvenire una stradina, che poi, in fondo, svoltando a sinistra,  diventa un  sentiero in discesa, sempre se l'incuria e  la vegetazione non lo ricoprano selvaggiamente; infine una scalinata, con piante di ficodindia ai lati, vi consente di raggiungere dall'alto la fonte di S. Opolo (l'altro modo è dal basso, prima della salita di Luigi Rizzo, arrampicandosi fra gli ulivi, partendo da una specie di spiazzo in terra battuta, adibito a parcheggio).

Improvvisamente una località amena vi si presenta agli occhi increduli, dove crescono ancora i capelvenere, finito di scendere per i gradoni di una scalinata rupestre, che consente di scendere fino alla premitura.

Pensate che stiamo parlando di un paese come Milazzo (!), dove se c'è una bellezza, come questa fonte, subito di sopra vi costruiscono ed inquinano le falde idriche. Qualcuno, in passato, si era preso la briga di fare analizzare l'acqua che usciva nelle vasche che erano adibite a lavatoio, e che era potabile, ma oggi non possiamo affermare che l'acqua possa essere bevuta.

 Il punto esclamativo sta a significare che in questo luogo la gente è apatica e si lascia vivere, mentre altrove questo luogo sarebbe valorizzato per come merita. Insomma Milazzo è una donna bellissima sposata ad un malo marito

 Leggiamo e vediamo perchè. All'altezza della chiesa di Maria S.S. Addolorata, dicevamo, sulla strada che porta a Capo Milazzo, esiste un bivio, ed imboccando la strada di destra, la Via Bevaceto, dopo 20 metri, sempre a destra, esiste una viuzza detta "di S. Opolo". Il viandante, prima di giungere qui, ha già superato la bella villa Elvira della famiglia dei Bonaccorso, che merita sicuramente una sosta per essere visitata, quanto meno ammirata dalle sontuose cancellate per cogliere le bellezze di un parco centenario, singolare e ben curato, che essa ospita. La Villa, oggi possedimento di una nobile famiglia, è spesso punto di riferimento per  >>> incontri musicali ed in passato è stato il Quartier Generale del grande Garibaldi, che visse e dimorò qualche tempo a Milazzo.

Ma ecco che, lasciando le ultime case della stradina già sopra nominata, un percorso immerso nel verde degli ulivi e della ultima vegetazione antica si apre all'occhio estasiato del viaggiatore: antichi uliveti, a tratti interrotti da cespugli di ginestra in fiore e pale di opuntia si inerpicano fino ad uno discesa scoscesa, con sullo sfondo il mar di levante coi suoi anfratti e la " 'rutta 'i l'oru".

Giù in fondo ad una scalinata ricoperta di muschio, espressione altissima della salute della natura del posto, all'improvviso appare la Fonte di S. Opolo, che prende il nome dalla Chiesa di epoca bizantina esistente nelle sue vicinanze, dedicata al culto di Sant'Euplio Martire, Diacono Catanese, chiesa purtroppo andata perduta nel secolo XVII, di cui lo storico Perdichizzi scriveva che era molto frequentata, per la devozione al santo e per la delizia del posto, essendo in un seno tra due promontori, con una fonte di acqua limpidissima che conserva il nome del Santo, dove il pellegrino soleva dissetarsi.

Non occorre camminare molto: la metà della fonte, nascosta tra l'amena vegetazione, si rileva per la presenza di uno slargo, dove sono visibili due incavature nel terreno, a mò di piccole vasche, e due lavatoi, di cui uno di più recente fattura ed un altro molto antico. Per arrivare giù alla fonte, esiste una scalinata in pietra antica con quattordici gradini, circondata da mura alte tre metri.

Qui il silenzio che regna sovrano, è a tratti interrotto dal cinguettio delle rondini e del fischio dei merli, oltre che dallo scrosciare continuo dell'acqua limpida dalla cannula. Al di sopra della fonte esiste un pozzo, ulteriore punto di prelievo; la gente del luogo ne usufruiva per integrare le scorte di acqua delle cisterne, raccolte dai tetti nelle giornate di pioggia, così come avevano appreso dagli Arabi venuti a Milazzo nel '900.

Ma questa è un'altra storia.>

info line Pippo Ruggeri di Legambiente del Tirreno tel  (italia +39) 3381467505

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