Dal 17 Maggio 2018, la Riserva Marina di Capo Milazzo è una realtà. Ringraziamo il Logos che ha creato questi luoghi ed ha aperto le menti del terzo millennio. L'Area Marina Protetta di Capo Milazzo diventa ufficialmente realtà. Il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti ha firmato il decreto che istituisce l'Area marina protetta di Capo Milazzo. A quanto la Riserva terrestre del Capo di Milazzo?
Non solo puzza di zolfo ed irritante anidridre solforosa da rimasugli di petrolio combusti e dispersi in aria dalle industrie, mentre ci prendono in giro e parlano di odore sulfureo delle fogne: noi milazzesi siamo soprattutto mare e natura da 1.500.000 anni, e che mare! Nessuno può pensare di offendere impunito la rigogliosa bellezza del Creato e delle Creature ! La Città Giusta è quella governata da giuste leggi, dove i figli sono simili ai padri e la pace ed il benessere rifiorisce... (Esiodo)
A Calypsos, ninfa marina milazzese...
Branco di delfini avvistati a 200 mt dalle coste di Capo Milazzo
Il
webmaster, Claudio Italiano, ringrazia il Comitato
AMP Capo Milazzo ed il suo Presidente dott. Gianfranco Scotti per il
prezioso lavoro svolto
Si ringrazia Legambiente del Tirreno, nella persona di Pippo Ruggeri
per l'introduzione. E, dulcis in fundo, i sub del Gruppo Subacqueo "Bavosa"
: Marta Rifici, fotografa d'eccezione per noi di Gastroepato della Riserva
Marina, Caterina Cipriano, consulente e gli amici subacquei che si si sono
immersi nei fondali della Riserva Marina di Capo Milazzo
Le aree marine protette sono costituite da tratti di mare, costieri e non, in cui le attività umane sono parzialmente o totalmente limitate. Nelle riserve marine è assolutamente vietato abbandonare rifiuti sulle spiagge. Le seguenti attività sono soggette a regolamentazione variabile: pesca sportiva, pesca professionale, immersione subacquea, ingresso con mezzi di trasporto inquinanti (imbarcazioni a motore, moto, automobili). La tipologia di queste aree varia in base ai vincoli di protezione.
Aragosta, secca di Ponente
Il Capo di Milazzo, estremità della penisola omonima, era nei tempi remoti una delle isole Eolie che in seguito a inondazioni fluviali provenienti dalla terra ferma si è adesso congiunta. Questa antica origine e un'analoga bellezza naturalistica la inserisce a pieno titolo nel contesto dell'arcipelago e come tale può essere valorizzata. La Riserva terrestre di Capo Milazzo e la Riserva Marina insieme possono valorizzare un unico complesso scenario naturalistico comprendente habitat vitali diversificati. Per fortuna il gioco delle correnti che investono il Capo rendono le sue acque assolutamente incontaminate respingendo gli inquinamenti provenienti dalla città e dalle industrie. Questo ha permesso lo sviluppo di un ampia prateria di poseidonia, una pianta acquatica, che si estende soprattutto dalla parte di levante e che costituisce la base energetica di tutto il sistema faunistico dei fondali, costituendo fonte di cibo e di riparo per un ampia varietà di molluschi e pesci sia stanziali che migratori.
Proprio tutto questo rende le acque del Capo una specie di vivaio ittico naturale che consentirebbe se preservato da continui prelievi ittici o da occasionali quanto rovinosi scarichi di materiali dragato un eccellente pescosità di tutta l'area circostante.
E' proprio questa la funzione riservante della Riserva Marina, che consentirebbe non solo la protezione dell'ambiente ma anche la promozione dell'attività non invasiva dei pescatori locali, ai quali verrebbe garantito il diritto esclusivo sulla zona. Fra l'altro proprio l'attività dei pescatori locali ha una valenza antropologica antica che si fonde con l'ambiente ed evoca nel turista la cultura del mediterraneo.
Il turismo è l'altra grande possibilità che la Riserva può offrire in quanto garantirebbe la fruizione, discreta e rispettosa, ai subacquei e agli amanti del mare, che si vedrebbero offrire anche itinerari costieri sulla terraferma e sul mare con il periplo del Capo. La Riserva Marina si inserisce non solo nel quadro della valorizzazione economica delle vocazioni del territorio, ma anche di un più generale interesse della Città verso il mare a cui è naturalmente legata.
Flabellina, secca di Ponente, Capo Milazzo
Il mare, le Eolie, i monti Peloritani e Milazzo, una striscia di colori sovrapposti che vanno dall'azzurro marino al verde del manto vegetale, attraverso il bianco e l'ocra delle scogliere. Per chi viene dal mare o per chi vi giunge percorrendo la costa settentrionale della Sicilia, Milazzo appare una terra a sé, un'isola. In effetti fu circondata dal mare fin dalle sue origini: solo successivamente venne unita alla terraferma dall'istmo alluvionale.
Emerso circa 1.500.000 anni fa (tra il Terziario e il Quaternario) a seguito di movimenti tettonici che lo portarono ad un'altitudine media di 60 metri, il promontorio presenta ovunque i segni della sua geologia, come le rocce sedimentarie e i fossili di organismi marini. Milazzo fu abitata fin dal neolitico e per le vicissitudini storiche ha visto modificare e, per fortuna, non devastare il suo territorio; cosicché oggi, con la sua flora e la sua fauna, così ricche e variegate, rimane un' isola naturalistica molto interessante.
Scorfano, secca di Ponente -capo Milazzo
Il promontorio di Capo Milazzo, compreso fra il Golfo di Patti ed il Golfo dì Milazzo,
nel paesaggio naturale delle coste settentrionali della Sicilia orientale caratterizzate
da coste basse con modesta importanza ambientale e paesaggistica, rappresenta l'elemento
più fragile e maggiormente soggetto ai danni indotti dall'antropizzazione.
Nonostante
i problemi che l'affliggono, questo territorio presenta ancora grandi potenzialità
che, utilizzate correttamente attraverso un'azione integrata di gestione, potrebbero
garantire la salvaguardia dell'ambiente e uno sviluppo turistico sostenibile, offrendo,
addirittura, nuova occupazione.
Il problema va quindi affrontato in maniera complessiva
giungendo a quella che è, ormai universalmente, definita la "gestione integrata
della fascia costiera" (ICZM, Integrated Coastal Zones Managment ) il cui obiettivo
è l'uso sostenibile delle risorse naturali costiere ed il mantenimento della loro
biodiversità attraverso un piano di sviluppo ambientale diretto ad aumentare la
prosperità sociale ed economica delle comunità costiere nel lungo termine; facilitando
l'interazione dei differenti settori economici costieri e risolvendone i conflitti.
E' assolutamente evidente come un ambiente costiero, inserito in un contesto territoriale
fortemente antropizzato, possa essere salvaguardato solo attraverso la realizzazione,
nel lungo periodo, di un'efficace politica di tutela territoriale che alleggerisca
la fascia costiera dalla pressione antropica e dall'apporto di sostanze inquinanti.
L'area da sottoporre a misure di protezione
per la Riserva Marina di Capo Milazzo
La zona in esame ricade nella Sicilia nord-orientale, nel territorio del comune di Milazzo.
L'area da sottoporre a misure di conservazione e protezione è il promontorio di Capo Milazzo e le due aree ad esso adiacenti che si sviluppano ad est e ad ovest del promontorio del Capo, comprendenti la lunga porzione di costa bassa che si snoda verso ovest parallelamente al lungomare di ponente della città di Milazzo e la costa rocciosa del settore orientale del promontorio che comprende l'area portuale e la zona industriale del comune di Milazzo.
Si tratta di un territorio densamente popolato, in cui sono presenti tutti gli aspetti dell'antropizzazione: dai centri abitati costieri, all'edilizia residenziale e di villeggiatura, dai complessi turistici a quelli industriali.
Il promontorio di Capo Milazzo è stato inserito nell'elenco dei siti d'importanza comunitaria (SIC) per la regione biogeografica mediterranea ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Supplemento ordinario n. 167 alla G.U. n. 170 del 24 luglio 2007).
Qualsiasi intervento gestionale non può prescindere da una adeguata conoscenza della situazione ambientale. Questo livello di conoscenza è ottenibile attraverso adeguati ed approfonditi studi di base in cui le informazioni definiscono le caratteristiche principali dell'ambiente abiotico (cioè non vivente), lo stato della comunità biologica ed il grado di interazione di entrambi. Attraverso un lavoro di indagine che integri le attività di geologi, biologi marini ed ecologi con gli utilizzatori del mare (pescatori, subacquei, associazioni ambientaliste) sarà possibile acquisire le informazioni necessarie alla conoscenza dell'area in esame ed alla predisposizione di misure di protezione e di monitoraggio.
Nella valutazione dello stato e delle pressioni che agiscono sull'ambiente marino e costiero sono evidenti le carenze nelle conoscenze attuali. I limiti principali allo studio ed alla formulazione di un piano di gestione integrata nascono dall'insufficienza dei dati su vari aspetti dell'ecosistema che si vuole proteggere:
Le caratteristiche naturali: morfologia, condizioni climatiche e idrografiche
della fascia costiera
Le attività umane (settori): urbanizzazione, turismo, carico e scarico, attraverso
i fiumi, di contaminanti prodotti dalla popolazione costiera, agricoltura, traffico
marittimo, industria, industria petrolifera e l'influenza delle attività di pesca
e dell'acquacoltura, che esercitano pressioni sull'ambiente marino e costiero
Lo stato ambientale e le principali minacce, incluso lo stato di eutrofizzazione,
l'inquinamento, lo sfruttamento irrazionale delle risorse ittiche
La sensibilità dell'ecosistema e gli impatti del cambiamento climatico, i cambiamenti
della biodiversità.
Cernia, Riserva Marina di Capo Milazzo
La fascia costiera del territorio di Milazzo presenta problemi molto evidenti: ecosistemi di grande pregio, infatti, importantissimi per le funzioni di rifugio e di riproduzione di numerose specie ittiche, sopportano il peso di uno sforzo di pesca eccessivo da parte della pesca professionale e sportiva che, unitamente all'impatto derivante dalla sempre crescente antropizzazione (scarichi fognari, sviluppo industriale, ecc.) hanno portato al depauperamento di risorse biologiche pregiate e di grande valore economico. A ciò si aggiunge un intensivo sfruttamento con attrezzi poco selettivi, quali reti da circuizione su bassi fondali e che operano in dispregio delle normative esistenti e dei controlli da parte delle autorità preposte allo scopo.
Questi attrezzi operano soprattutto sulle "secche" (e le numerose reti abbandonate sui fondali ne sono testimonianza) che rappresentano, con i loro anfratti, grotte, etc, un sito preferenziale di rifugio di numerose specie ittiche pregiate, quali saraghi, cernie e aragoste, ed inoltre fungono da zona di aggregazione di specie pelagiche che cacciano nei dintorni. Un criterio fondamentale per la scelta di un'area marina da sottoporre a misure di conservazione c la diversità biologica.
Questo parametro è correlalo alla ricchezza di specie e dipende da molte condizioni, non ultima la diversità ambientale intesa come varietà degli habitat che costituiscono un territorio (sinuosità della costa, asperità dei fondali, numero di biocenosi presenti sul fondale). Ai fini della messa a punto di un piano di protezione della fascia costiera che si concretizzi con la creazione di un'Area Marina Protetta, la conoscenza dettagliata della flora e della fauna dei luoghi è condizione indispensabile.
Tra le caratteristiche ambientali dell'area è importante sottolineare la presenza
di specie e comunità animali e vegetali inserite nelle Normative Nazionali, Direttive
Europee (Habitat ali. 2, 3, 4) e Convenzioni Intemazionali (Berna, Cites) che stabiliscono
misure di protezione e conservazione, vietandone il prelievo, il danneggiamento
dei siti ed il disturbo:
a - La piattaforma a molluschi vermetidi;
b - La fascia ad Astroides calycularis;
c -I banchi a Cladocora caespitosa;
d -I popolamenti sciafili;
e - I popolamenti a Corallium rubrum;
f -Le grotte e le cavità sommerse;
g - La prateria di Posidonia
oceanica. The video could not be loaded.
L'elencazione delle specie e delie comunità animali e vegetali di notevole importanza
ecologica, rinvenute lungo la costa del promontorio, è il risultato, seppur sintetico,
delle osservazioni condotte negli ultimi anni. Per la descrizione si rimanda all'Allegato
I
Murena, Secca di Ponente -Capo Milazzo
La componente ambientale è divenuta ormai da tempo componente primaria dei prodotti turistici ed in alcuni casi costituisce il fondamento del prodotto stesso (tematiche verdi, mare), in altri casi diventa un fattore condizionante nelle scelte del turista (qualità del territorio).
Le attività promozionali e divulgative del prodotto "turismo
sostenibile" possono essere considerate come valore aggiunto della proposta turistica:
l'attenzione all'ambiente e la sua protezione rappresentano un elemento di alta
qualità da parte dell'offerta e un valore percepito da parte delia domanda, in particolare
quella straniera. Diviene elemento efficace di comunicazione e si connota anche
come strumento di valorizzazione del territorio; Un'attenta pianificazione dello
sviluppo turistico, basata quindi su uno sviluppo sostenibile, appare particolarmente
appropriata, proprio in relazione alle peculiarità di tale attività che è strettamente
legata all'ambiente naturale ed all'eredità storica e culturale del luogo. Il degrado
o la distruzione di queste risorse riduce la capacità d'attrazione delle aree, fino
a far cessare l'attività turistica stessa.
II turismo sostenibile si configura, invece, come un modello di sviluppo economico
volto a:
1. migliorare la qualità della vita della comunità ospitante;
2. fornire ai visitatori un'esperienza di elevata qualità;
3. mantenere buona la qualità dell'ambiente a cui sono legati sia la comunità locale
che i visitatori.
La pesca artigianale è l'attività più sensibile a tutte le forme di aggressione
della fascia costiera. Essa risente, inevitabilmente, dell'inquinamento, dell'urbanizzazione
delle coste, del turismo e di tutte le attività che si sviluppano lungo le coste
e potrebbe svolgere un ruolo di "presidio ambientale" sul territorio marino, monitorando
continuamente lo stato dell'ambiente e denunciando gli eventi che tendono a ridurne
la qualità. Le proposte gestionali che riguardano la fascia costiera non possono
prescindere dall'aspetto socioeconomico che questa realtà rappresenta. L'attuale
situazione economica, dominata dalla tendenza a massimizzare i profitti, ha penalizzato
proprio le attività tradizionali come la pesca artigianale, determinandone uno stato
di crisi, tanto più se costretta a coesistere con attività parallele organizzate
industrialmente come la pesca a strascico. Sulla piccola pesca artigianale occorre,
quindi, operare con un approccio nuovo che superi i limiti dettati dalla diffidenza
dei pescatori, da un comparto dominato dall'individualismo, dall'assenza di chiarezza
soprattutto per quanto riguarda le catture e gli aspetti economici. Sta emergendo
l'ipotesi, almeno a livello teorico, che la piccola pesca, essendo indissolubilmente
legata al territorio marino, potrebbe rappresentare oltre che la base di un sfruttamento
responsabile delle risorse, anche la realtà su cui innescare un nuovo ruolo di salvaguardia
ambientale.
Il gruppo sub "Bavosa": Marta Rifici in basso a destra
Quando si parla di protezione del mare occorre considerare in primo luogo il ruolo
della fascia costiera e la sua condizione "subordinata" rispetto all'entroterra.
L'ecosistema marino si gestisce, quindi, proteggendo soprattutto il confine con
la terra emersa e pianificando razionalmente la distribuzione e lo sviluppo delle
attività umane. Un corretto programma di organizzazione del territorio si basa sul
principio della contiguità nel mosaico territoriale di fasce "produttive" (soggette
cioè allo sfruttamento delle risorse e perciò "inquinanti" o nocive per l'ambiente)
e di zone "improduttive" ("non inquinanti"), sottratte allo sfruttamento e soggette
a tutela. In quest'ottica le AMP si inseriscono come aree di particolare biodiversità
e dall'interesse paesaggistico eccezionale, da conservare intatto, ma anche da adibire
ad osservatorio privilegiato per lo studio di un ambiente in condizioni naturali
o controllate.
L'istituzione di un'arca marina protetta da sola non risolve il problema
della conservazione dell'ambiente costiero, ma consente almeno di salvare dalla
speculazione e dal degrado un biotopo-simbolo, caratterizzato dal prevalente interesse
biologico, paesaggistico ed espressivo dei valori culturali di un intero territorio
e vulnerabile (suscettibile cioè alla perdita irrimediabile delle caratteristiche
di unicità e di interesse in seguito ad interventi impropri o inadeguati). Fino
ad oggi le informazioni sugli effetti socio economici che l'istituzione di una Riserva
Marina determina sul territorio sul quale ricade sono molto positive. Occorre, però,
vincere l'ostilità iniziale delle popolazioni locali e spingerle alla collaborazione,
esponendo loro in modo chiaro i vantaggi della tutela.
In tale direzione si sta muovendo l'intensa opera di coinvolgimento che l'Amministrazione Comunale di Milazzo,
il Comitato AMP Capo Milazzo ed il Dipartimento di Ecologia dell'Università degli
Studi di Palermo stanno portando avanti, con successo, coinvolgendo tutti gli attori
di questo percorso (pescatori professionisti, pescatori sportivi, associazioni ambientaliste,
operatori del turismo). Un primo successo ottenuto è stato il totale consenso, da
parte di tutti i soggetti coinvolti, stesura di una bozza di zonizzazione dell'area
marina prospiciente Capo Milazzo. La proposta di zonizzazione, con le tre aree a
diverso grado di tutela ed un generale schema delle principali attività che potrebbero
essere consentite, è stata accolta favorevolmente dalla collettività (Allegato 2).
E' ormai chiaro che la collaborazione e la partecipazione dei cittadini aumenta
grandemente le probabilità di una buona riuscita dell'istituzione di un'area protetta
e della sua successiva gestione. L'ostilità delle comunità rivierasche può portare,
di contro, al fallimento di qualsiasi buona iniziativa. Il fattore umano è quindi
importante, ma non va considerato né esclusivo né superiore agli interessi naturalistici.
Il percorso intrapreso mira a risolvere il conflitto tra esigenze diverse: quella
della tutela ambientate e quella dello sviluppo, cercando di raggiungere una sintesi
ad un livello più alto dove la tutela, la più rigorosa possibile, sia intrinsecamente
compatibile con un alto livello di sviluppo (che non è solo economico, ma è anche
e prima di tutto sociale, civile, culturale).
La creazione di una AMP "Promontorio
di Capo Milazzo" potrebbe avere un ruolo rilevante in una ipotesi di gestione integrata
della fascia costiera, sia per il suo significato culturale e turistico che per
il suo ruolo ecologico. Se correttamente gestita, l'area marina protetta potrebbe
contribuire al mantenimento dell'equilibrio e della produttività dell'ecosistema
marino, difendere habitat critici, preservare la biodiversità, e contribuire anche
all'uso sostenibile delle zone costiere utilizzando gli ecosistemi e le loro risorse
biologiche in maniera razionale, limitandosi a prelevare una parte della produzione,
lasciando integra un'adeguata quantità di individui in grado di riprodursi e moltiplicarsi.
Le finalità principali che conducono alla creazione di aree protette marine possono
essere riassunte in questo modo:
protezione dei valori biologici ed ecologici (questo appare come lo scopo principale
dell'istituzione di un'area marina protetta).
ripristino, mantenimento ed incremento dei valori biologici ed ecologici che sono
stati ridotti o comunque danneggiati da attività umane.
promozione dell'uso sostenibile delle risorse.
monitoraggio, ricerca, educazione e formazione, per approfondire le conoscenze
sull'ambiente marino costiero.
creazione di forme di ricreazione e turismo compatibili con la salvaguardia dell'ambiente.
Queste motivazioni evidenziano il ruolo delle A.M.P. nei confronti della "componente antropica"
per quanto riguarda la regolamentazione delle attività umane e gli sforzi progettuali
necessari per perseguire le finalità sopraindicate. Infatti, l'istituzione di un'area
protetta non implica solo l'introduzione di vincoli o limitazioni nell'uso delle
risorse ambientali, ma anche la valorizzazione delle peculiarità naturali o paesaggistiche
e l'individuazione di nuove opportunità economiche.
Il promontorio di Capo Milazzo,
inserito in un ampio contesto ambientale costituito dall'arcipelago delle Isole
Eolie, ricade in un ambito di interesse turistico internazionale le cui notevoli
bellezze naturali e paesaggistiche sono note in tutto il mondo al punto da attirare,
ogni anno, notevoli flussi di visitatori. Un'attenta valorizzazione dell'area, attraverso
la realizzazione di misure di protezione e di mantenimento dei valori biologici
ed ecologici, il monitoraggio, la ricerca, l'educazione ambientale favorirebbero
lo sviluppo di un nuovo tipo di turismo, più attento alla qualità ambientale e maggiormente
distribuito nell'arco dell'anno, i cui benefici economici potrebbero essere distribuiti
all'interno della società ospitante (alberghi, ristoranti, negozi, etc).
Per far
ciò è stato avviato un processo partecipativo, che vede il coinvolgimento di tutti
gli attori locali, in modo che questi si sentano protagonisti dello sviluppo e della
gestione del proprio territorio. Lo sviluppo turistico potrebbe essere un fattore
aggregante all'interno della società. Questa zona potrebbe infatti rappresentare
un'area pilota di particolare rilevanza per la messa a punto di modelli di sviluppo
sostenibile che includano anche la pesca artigianale. Definire questi modelli può
consentire da un lato la riduzione dello sforzo di pesca attraverso l'utilizzazione
di tecnologie selettive ed eco-compatibili e dall'altro può determinare un miglioramento
delle condizioni socioeconomiche del comparto.
In sintesi, si ritiene che la protezione di un ambiente fragile ed al tempo stesso
ricco di potenzialità diversamente finalizzate possa portare a numerosi vantaggi
quali:
la valorizzazione del sito come risorsa, dato il miglioramento dell'ambiente a
terra e a mare.
la valorizzazione dell'immagine del luogo, in quanto si renderà la zona turisticamente
più attrattiva. Sviluppo delle attività del terziario e dej servizi in particolare
con la riconversione di attività marginali in attività più redditizie;
il contributo all'educazione del cittadino al rispetto del territorio in cui vive,
dato dalla consapevolezza che la qualità della vita di ciascuno è una conseguenza
diretta della qualità dell'ambiente in cui si vive.
ALLEGATO 1
Elenco delle specie e delle comunità animali e vegetali di notevole importanza ecologica
rinvenuti lungo la costa del promontorio di Capo Milazzo e già oggetto di misure
di protezione nazionali ed internazionali
La piattaforma a vermeti è una costruzione biogena dovuta ai gasteropode sessile
Dendropoma petraeum (Monterosato). Tale struttura è estremamente abbondante e rivela
un ottimo livello di strutturazione proprio sull'estrema punta di Capo Milazzo.
Le bioformazioni litorali a Molluschi Vermetidi, che si presentano come piattaforme
orizzontali formate dalia crescita coloniale aggregata delle conchiglie di questo
mollusco gasteropode si sviluppano nella zona di marea. Gli interessi che tali biocostruzioni
rivestono sono molteplici:
- anzitutto la distribuzione puntiforme, e solo localmente abbondante, ne accresce
l'importanza dal punto di vista biogeografico e li rende equivalenti a degli endemismi;
- in secondo luogo le biocostruzioni sono presenti unicamente in acque subtropicali
o temperato-calde, e mostrano un numero sorprendente di analogie con le barriere
coralline frangenti di mari tropicali,soprattutto in termini di biodiversità;
- la loro localizzazione nella fascia intermareale ne facilita l'osservazione ed
il rilevamento, ma al contempo ne accresce la vulnerabilità e la sensibilità agli
agenti esterni;
- la loro natura di animali sessili, per definizione più sensibili agli stress ambientali
ed agli effetti dannosi di eventi inquinanti, conferisce a queste strutture un potenziale
ruolo di "indicatore ecologico".
- sono strutture rigide che limitano l'erosione della retrostante area costiera,
assorbendo la maggior parte degli impatti idrodinamici provenienti dai mare.
La specie è inserita nella lista delle specie marine in pericolo o minacciate di
estinzione nel Mediterraneo (Boudouresque et ai, 1996) ed è inserita nell'elenco
delle specie da proteggere della Convenzione di Berna Ap. 2
Fattori di minaccia - La principale minaccia alla sopravvivenza di questa biocostruzione
deriva direttamente dall'azione dell'uomo e secondariamente dalle variazioni climatiche.
L'antropizzazione incontrollata della fascia costiera provoca evidenti fenomeni
di regressione della piattaforma. Lo scarico a mare dei materiali di risulta (i
cosiddetti "sfabbricidi"), provenienti da lavori edili, l'apporto terrigeno dovuto
ai fenomeni di dilavamento dei terreni costieri privi di una buona copertura vegetale
e lo scarico incontrollato o abusivo di reflui industriali e urbani portano al degrado
ed alla successiva distruzione della piattaforma. Ai danni derivanti dagli apporti
antropici terrestri vanno aggiunti quelli provenienti dal mare. Infatti, le imbarcazioni
a motore, con il loro passaggio, alterano l'idrodinamismo locale
provocando variazioni di piccola scala nella frequenza e nell'altezza delle onde,
che si traducono in cambiamenti dei tassi di filtrazione da parte dei molluschi
ed in una diminuzione dell'efficienza alimentare, che determina a sua volta uno
stato di stress degli organismi. Una seconda causa di minaccia, sempre derivante
dalle imbarcazioni a motore e dai reflui urbani, è data dallo sversamento di oli
e tensioattivi che, formando una pellicola sulla superficie delle acque, rallentano
o inibiscono la capacità filtrante degli organismi. Un ultimo ma non irrilevante
contributo alla distruzione di questa importante biocostruzione deriva, infine,
dall'azione diretta dell'uomo attraverso il calpestio (o '*trampling") soprattutto
durante il periodo estivo.
Questa madrepora occupa generalmente la fascia batimetrica che va da 2 a 5 metri
di profondità e si localizza sulle parti della scogliera meno soggette a disturbo
antropico e più esposte ad un intenso ricambio delle acque. Cresce rigoglioso immediatamente
sotto la superficie, strettamente aggregato in migliaia di individui rosso-arancione,
fino a formare una cintura continua dall'aspetto di altissimo impatto estetico.
Per questo motivo è considerata tra le associazioni biotiche più belle e più facili
da osservare. Quindi, non solo costituisce un attendibile indicatore ecologico della
purezza delle acque e del buono stato di conservazione del litorale, ma ha un'estrema
importanza dal punto di vista paesaggistico, sicché proteggendo questa fascia si
difende l'integrità dell'ecosistema e una possibile attrattiva per il turismo subacqueo.
Fattori di minaccia - Il prelievo da parte di acquariofìli, l'inquinamento organico
e tracce di inquinamento chimico.
La specie è inserita nella lista delle specie marine in pericolo o minacciate di
estinzione nel Mediterraneo (Convenzione di Berna Ap. 2).
Secondo la classificazione di Boudouresque et al. (1996), è inserita fra le specie
"rare", minacciate ad un grado "medio", che potrebbe divenire "serio" nell'arco
di dieci anni.
Cladocora
caespitosa è una madrepora coloniale con scheletro calcareo formato da individui
più o meno ramificati. La forma della colonia varia da cuscinetti compatti, anche
di 50 cm di diametro nelle acque superficiali, a forme sempre più ramificate alle
maggiori profondità. Vive su fondali rocciosi o pietrosi fino a 600 m di profondità.
E' il più grosso madreporario del Mediterraneo. Lungo la costa del promontorio di
Capo Milazzo sono presenti numerosi banchi di questa madrepora che in alcune aree
raggiungono notevoli dimensioni. All'interno dei tessuti risiedono le zcoxantelle,
microalghc di colore verde visibili nelle colonie ben illuminate. Fattori di minaccia
- La simbiosi con le zooxantelle rende tale specie particolarmente vulnerabile al
riscaldamento delle acque superficiali. Durante il periodo estivo ed autunnale sono,
infatti, facilmente osservabili colonie completamente bianche, danneggiate dalla
perdita dei simbionti, che manifestano il preoccupante fenomeno del bleaching. Il
ripetersi di tali episodi determina una diffusa rarefazione della specie, anche
se la presenza di numerose piccole colonie in alcune aree suggerisce una buona resilienza.
Tale organismo è inserito in diversi elenchi di specie protette o minacciate allegati
a convenzioni Internazionali (Allegato II Conv. Berna ed Annesso II Protocollo delle
Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea -ASPIM, Convenzione di Barcellona-).
Una entità naturalistica degna di protezione è rappresentata dai popolamenti sciafili
(che prediligono ambienti a bassa luminosità) e dal coralligeno. L'esposizione diretta
a nord e la bassa luminosità dei fondali a strapiombo favoriscono lo sviluppo di
concrezionamenti sciafili. La rugosità del substrato, inoltre, incrementa l'insediamento
delle larve e la formazione di rifugi occupati da una ricca fauna endolitica. Tale
biotopo ospita popolamenti animali e vegetali molto ricchi e diversificati. Il Coralligeno
è formato dal concrezionamento di vari organismi vegetali e animali su substrato
roccioso preesistente. La componente animale è decisamente prevalente, con netta
dominanza dello Cnidario Ottocorallo Paramuricea clavata (Gorgonia rossa). La copertura
algale risulta costituita da alghe rosse calcaree incrostanti {Pseudolithophyllum
expansum, Lithothamnium fruticulosum e Melobesie) e da alcune alghe verdi adattate
a condizioni di scarsa illuminazione come Halimeda urna e Udotea petiolata. Tra
i popolamenti animali più rappresentativi: Eunicella singularis (Gorgonia bianca),
Eunicella cavolinii (Gorgonia gialla).
E'
una specie che occupa un ampio range batimetrico (dai pochi metri in grotta fino
ai 300 m di profondità, tipicamente tra i 40 e i 100 m). Predilige gli ambienti
rocciosi con poca luce, infatti ampie popolazioni si instaurano anche nelle grotte
semioscure. Nelle aree più favorevoli vengono raggiunte densità di 300 - 1000 colonie
a m2. Le colonie possono arrivare generalmente a 20 cm di altezza, raramente fino
a 40 cm. Il tasso di accrescimento è lento, circa 2-8 tran l'anno in altezza. Specie
in passato ampiamente diffusa nel Mediterraneo, è oggi in rarefazione in tutto il
suo areale. Le regioni dove il corallo è ancora presente in modo relativamente abbondante
sono le coste di Marocco e Tunisia, Bocche di Bonifacio e Spagna. In Italia è segnalato
sia sul versante adriatico che in quello ionico e tirrenico. Indipendentemente dal
substrato su cui si insediano tali fanerogame modificano spesso notevolmente il
sedimento di impianto: i posidonieti sono considerati una trappola per i sedimenti
per l'azione frenante delle foglie.
Le praterie di Posidonia oceanica svolgono un ruolo molto importante nell'economia
ecologica del sistema litorale. Innanzitutto, grazie al loro sistema di ancoraggio
dato da radici e rizomi, stabilizzano i sedimenti ed impediscono l'erosione dei
fondali; inoltre il filtro meccanico opposto dalle lunghe foglie intrappola i materiali
in sospensione e smorza l'azione dei marosi, contribuendo così a rallentare l'erosione
delle spiagge. Si è visto, ad esempio, che la regressione di un solo metro del posidonieto
provoca un arretramento della spiaggia di circa 15 metri.
Ma oltre all'azione puramente meccanica sopra descritta, la prateria esplica una
funzione altrettanto importante come ecosistema biologico. L'elevata produzione
di biomassa foliare, unitamente a quella degli epifiti algali che ricoprono le foglie,
innesca una rete alimentare molto complessa alla quale afferisce una grande quantità
di organismi animali. Le praterie offrono cibo, rifugio e luoghi di riproduzione
a numerose specie di Pesci, Crostacei e Molluschi di interesse economico.
La situazione lungo la costa del comune di Milazzo mostra aspetti allarmanti dovuti
a cause certamente complesse, ma con buona approssimazione riconducibili alla crescente
pressione antropica sulla fascia costiera. La maggior parte delle praterie di P.
oceanica sono localizzate in prossimità di baie ed a ridosso delle punte di Capo
Milazzo. In queste aree, soprattutto nella stagione estiva, si concentrano gli ancoraggi
delle imbarcazioni. La continua aratura della prateria nelle fasi di recupero delle
ancore e la rimozione di piante di posidonia stanno causando una lenta, ma inesorabile
regressione delle praterie. Gli ancoraggi eccessivi, l'inquinamento da scarichi
urbani e industriali completano il quadro delle cause del degrado che in alcune
zone ha ormai raggiunto dimensioni allarmanti.
Collaborazioni in corso con il Dipartimento di Ecologia dell'Università di Palermo
Il Dipartimento di Ecologia, con il suo Laboratorio di Conservazione marina e gestione
della fascia costiera, ha attualmente in atto alcune collaborazioni di ricerca con
il Comitato AMP Capo Milazzo. La prima riguarda l'analisi del processo partecipativo
all'istituzione dell'area marina protetta. Attraverso l'uso di questionari e di
strumenti analitici appositamente realizzati, viene valutata la percezione che i
diversi attori/fruitori hanno dell'AMP prima che questa venga istituita. Questo
approccio permette di comprendere come venga vista la presenza di un'area protetta,
di quali siano le aspettative e di quali siano i timori. Ripetendo le analisi nel
tempo, si potrà osservare la variazione della percezione della presenza dell'AMP
in funzione del raggiungimento degli obiettivi naturalistici e socio-economici prefissati.
Una seconda linea di ricerca riguarda la valutazione della distribuzione di strutture
biotiche sensibili. La prima ad essere valutata è la piattaforma a vermeti, della
quale è stata mappata la distribuzione lungo il capo, la macrostruttura e lo stato
di conservazione. Questo permetterà di comprendere quale sia lo stato iniziale della
struttura lungo i differenti versanti del promontorio e come la conservazione possa
migliorare la condizione della piattaforma. La seconda struttura che verrà successivamente
presa in considerazione è la fascia infralitorale ad Astroides calycularis. Anche
per questa sensibile bioformazione verrà valutata la distribuzione lungo il capo,
la densità delle colonie e lo stato di conservazione, utilizzando alcuni descrittori
come lo stato del cenenchima, il numero di polipi per colonia ed il numero di polipi
morti rispetto al totale.