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Alla scoperta del Santuario scavato nella roccia di Capo Milazzo

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La nostra famosa Grotta di S. Antonino alla Riserva di Capo Milazzo

In una giornata di sole e di vento estivo, ormai al tramonto,  quando lo scirocco sferza le scogliere della Baia di S. Antonino, eccoci immersi nella pace celestiale della sera capiciana; ci troviamo al 12 giugno del 2018 ed i profumi della flora mediterrrane, quell'odore secco ed amaro di erbe abbrostolite dal sole e dalle salsedini, ci prendono nel cuore e ci spingono al Santuario di S. Antonino, in pellegrinaggio, insieme a frotte di ragazzi, che con cuore dolce di frutta candita, di "gileppo", si recano alla santa grotta.

Ma di che cosa stiamo parlando?

Parliamo della Riserva di Capo Milazzo e di un Santo, piccolo e grande al contempo, che per primo potè godere dei tramonti estivi e della bellezza mozzafiato dei luoghi che il Logos Divino aveva donato a Milazzo, una terra che nasce appunto da un miracolo di geologia, dai movimenti tellurici imponenti che portano su dal mare le scogliere del Capo, creando l'ottava isola Eolia.

Qui il Santo, quello piccolo e buono, S. Antonio da Padova, naufragò nel gennaio del 1221, tornando dal Marocco, dove si era recato nell'autunno del 1220, per portare la nuova novella ai popoli di laggiù.

Al ritorno dal Marocco, infatti,  una tempesta ed il nostro procelloso pelago, lo spinsero sugli scogli della Baia di S. Antonino, che da lui prende il nome.

Il Santo venne soccorso da marinai capiciani.

Essi videro il Santo sofferente, quasi sommerso dalle onde dell'impetuoso pelago di Capo Milazzo, famoso al mondo per la bellezza dei rigogliosi Fondali della Riserva Marina. Fu avvistato al largo di Punta Messinese, sofferente e sfinito, sommerso dai flutti impetuosi, su un legno che affondava, col il vento che batteva incessantemente e gonfiava le onde;  essi gli si fecero incontro e  salvarono, sia lui che un altro fraticello che era con lui, tale Filippino di Castiglia.

 I due vennero tratti dalle onde e rifocillati, quindi si rifugarono nella misera grotta naturale, quella che sarebbe, poi, diventato il Santuario Rupestre di S.Antonino di Padova.

La scogliera calcarea presentava anche altri anfratti, buoni per metterci dentro la roba dei pescatori, reti, ancore, remi ed altro ancora.

In realtà il Santo che era piccolino e faceva lavori umili, in genere in cucina, dove aiutava il  cuoco nei lavori più umili,  si chiamava  Ferdinando di Buglione (questo era il suo vero nome, perchè parliamo di un nobile portoghese), a Milazzo, però,  veniva chiamato Antonino, che significa il "piccolo Antonio",

Il naufragio del Santo nella Baia di S. Antonio,  fu casuale, ma in realtà, col senno di poi, si trattò come segni di un disegno divino più grande, il segno che Dio lo voleva a Milazzo, dove imperversava il malaffare e la cultura degli arabi invasori.

Ma Antonio, pur nella sua breve esistenza, infatti morirà a 36 anni, conquista pure il cuore dei Milazzesi e, soprattutto quello dei Capiciani, che pure se un popolo a sè, fra quelli della Penisola del Sole, sono rappresentati da genti forti e fiere, abituate al sacrificio ed al duro lavoro nelle campagne pietrose di Capo Milazzo. Ebbene, queste genti  vengono conquistati dai sermoni del Santo, che da alto e nobile, si fa piccolo ed umile, proprio come il garzone di cucina che è, quello che cucina e sfama il popolo del Capo, ma poi si eleva nella luce dei suoi discorsi, improntati sulla pace, sul creato, sulle creature, sull'amore e sulla luce dell'intelligenza,  del Logos Divino che crea la bellezza mozzafiato delle scogliere di Capo Milazzo, intelligenza  che sembra mancare ancora ai Milazzesi che, pur possedendo le chiavi di questo Paradiso in Terra di Sicilia, non aprono il loro cuore e continuano a struggere ogni creatura del Capo di Milazzo.

Dopo secoli ancora oggi è vivo il ricordo del Santo nel cuore dei Capiciani, vedi il video in cui parla Silvio Resta e capisci quello che intendo dire...

Ma torniamo alla bellissima piccola e grande Chiesa nella roccia

La chiesa di S. Antonio da Padova, scavata nella roccia, è una grotta, arricchita nel tempo da altari bellissimi di marmi intarsiata. Al giorno d'oggi rappresenta uno dei punti più importanti per Milazzo, infatti risulta essere uno dei luoghi più visitati dai turisti, che hanno modo di poter ammirare il paesaggio e di poter conoscere la grande tradizione religiosa e culturale del luogo.

La chiesetta, a navata unica e campanile a vela, ha un semplice portale classicheggiante del 1699 con accanto una nicchia contenente la statuina policroma del Santo.

L'altare maggiore fu realizzato nel 1699, mentre il nuovo altare laterale della Madonna della Provvidenza ed il pavimento nel 1737. La statua lignea del Santo (1704) dello scultore palermitano Noè Marullo sostituì quella cinquecentesca andata distrutta da un incendio. Le pareti laterali sono rivestite di lastre marmoree con bassorilievi raffiguranti i miracoli del Santo. La porta della sacrestia, in marmi policromi e con battenti lignei scolpiti, risale al 1737. In un piccolissimo vano ricavato nella roccia si trova l'antico luogo di preghiera di S. Antonio.


Tuttavia, giunto in Africa, contrasse una non meglio specificata malattia tropicale e dopo alcuni mesi perdurando il male venne convinto da Filippino a tornare a Coimbra.

 I due frati si imbarcarono diretti verso la Spagna, ma la nave si imbatté in una tempesta e fu spinta naufragando sulle coste della Sicilia orientale, nei pressi di capo Milazzo, ove è presente in ricordo il Santuario di Sant'Antonio di Padova.

Soccorsi dai pescatori, i due vennero portati nel vicino convento francescano della città siciliana. Qui i due frati furono informati che a maggio, in occasione della Pentecoste, Francesco d'Assisi aveva radunato tutti i suoi frati per il Capitolo Generale. L'invito a parteciparvi era esteso a tutti e nella primavera del 1221 Antonio, con i frati di Messina, cominciò a risalire l'Italia a piedi.

 

L'incontro con Francesco di Assisi

San Francesco d'Assisi e sant'Antonio di Padova in un affresco di Simone Martini

Il viaggio durò parecchie settimane.

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Per Antonio il Capitolo Generale si rivelò un'occasione fondamentale per incontrare direttamente Francesco d'Assisi, poiché aveva conosciuto il suo insegnamento solo attraverso le testimonianze indirette. Il capitolo, presieduto dal cardinale cistercense Rainiero Capocci, ebbe luogo nella valle attorno alla Porziuncola dove si raccolsero più di tremila frati; si costruirono delle capanne di stuoie e per tale motivo fu ricordato come il Capitolo delle Stuoie. Il frate Giordano da Giano descrisse l'avvenimento:
" Un Capitolo così, sia per la moltitudine dei religiosi come per la solennità delle cerimonie, io non vidi mai più nel nostro Ordine. E benché tanto fosse il numero dei frati, tuttavia con tale abbondanza la popolazione vi provvedeva, che dopo sette giorni i frati furono costretti a chiudere la porta e a non accettare più niente; anzi restarono altri due giorni per consumare le vivande già offerte e accettate.

Questo e molti altri luoghi testimoniano il passaggio del taumaturgo in terra sicula durante i suoi due soggiorni prima e dopo la morte di Francesco d'Assisi. Non solo dimore temporanee, ma anche l'edificazione di luoghi di culto dell'Ordine francescano. Trasformato in luogo di culto già nel 1232, nel 1575 assunse l'aspetto di chiesa.
Sull'altare maggiore è presente la statua lignea del santo, opera del XVIII secolo, e sull'altare laterale una pregevole tela di autore ignoto, del XVII secolo, raffigurante la Madonna della Provvidenza.

Qui dal Capo di Milazzo lanciamo un segnale video potente

Siamo qui ora per lanciare ai posteri un segnale elettronico che li guidi nelle giuste scelte del rispetto del Logos immenso che anima questi luoghi unici al mondo, belli nel cuore di questo diamante che è la Sicilia, di cui Milazzo rappresenta l'ottava meravigliosa isola Eolia che si è abbracciata con la terra ferma. Siamo qui a godere degli effluvi e del vento caldo dell'estate ed abbiamo girato per voi queste semplic immagini, con pochi mezzi ma tanta gioia, rivolgendoci agli amici che ci guardano dall'estero con le lacrime agli occhi, sperando che anch'essi si possano immergere con noi nella bellezza dei luoghi e nella pace ed amore che sprigiona dalla Grotta del Santo. Anzi, pare proprio che i ragazzi che si portano quaggiù in pellegrinaggio, coronano spesso il loro sogno d'amore, come possiamo vedere nel filmato, dove alla fine una coppia di sposi, ringraziando il Santo che li ha fatti incontrare, celebrano l'Amore, quello con la " A" grande.

Dal sentiero Infermo e Paradiso: veduta di Punta Messinese, Riserva del Capo

Come descrivere la bellezza di questi luoghi?

Con i colori di queste foto che abbiamo scattato, il giallo delle euphorbie a primavera e delle ginestre, il rosa del garofano rupicolo, la scabiola cretica, le pale spinose delle opunthie tune dai frutti rossi acri, la rigogliosa macchia dei lentischi, eriche, ulivi dalle chiome scolpite dal vento e caprifogli, lo sfondo dell'azzurro adriatico del mare, le sue spume bianche, i cieli tersi dell'orizzonte ed i peloritani e l'Etna a sud, e più a nord l'isola di Vulcano, insomma il Paradiso Terrestre!
 

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