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Il contadino Luigi Alessio La Spada, eroe milazzese (1881-1917)

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Riportiamo la corrispondenza tra il contadino Luigi Alessio La  Spada eroe Milazzese che scrive al suo padrone, dimostrando attaccamento al lavoro e grande devozione allo stesso.

Si tratta di "Eroi" misconosciuti che hanno fatto l'Italia, anche con la loro vita!

Possano essere d'esempio agli altri.

 

Nato nel 1881, venne strappato ai propri cari durante un tragico combattimento il 19 giugno 1917. Prima di partire per il conflitto bellico, ricoprì a Milazzo l'importante incarico - per un individuo della sua condizione sociale ed economica - di fattore dell'ex-feudo di S. Basilio (S. Marina), la vastissima proprietà dei Ryolo-Allèri dove annualmente si producevano sino a 1.000 hl. di mosto.

Il Barone al suo colono

"Sono molto preoccupato per questo povero ragazzo che è da giorno 18 giugno che non scrive", scriveva di lui il 18 luglio 1917, in una missiva indirizzata al proprio domestico di Palermo Cecè, il barone di Allòri, proprietario del suddetto ex-feudo, che aggiungeva: "abbiamo solo avuto un telegramma dal suo colonnello che dice in data 8 Luglio: La Spada disperso.

Tutti ci auguriamo che fosse prigioniero. Saraò che ritornò al fronte dopo essere stato qui in licenza di 15 giorni dice in data 5 Luglio avergli scritto e non avere avuta risposta. E cosa dolorosa assai...". 

Oggi il suo nominativo figura tra gli oltre 200 Milazzesi caduti per la Patria durante il primo conflitto mondiale. L'Albo d'Oro lo ricorda corda, purtroppo senza fotografia, con queste poche parole: "La Spada Luigi, fu Michelangelo e di Gitto Anna, da Milazzo, classe 1881, soldato del 112 o Reggimento Fanteria (sesta compagnia, nda).

 

Cadde in combattimento ne' pressi di Asiago (Trentino); sepolto nella fossa comune vicino alla strada del bosco di Asiago. Alla di lui memoria fu concessa la Croce al merito di guerra". Di lui oggi rimangono centinaia di lettere scritte nei primi due decenni del Novecento allo scopo di informare quasi quotidianamente il barone di Alleri sulla conduzione dell'ex feudo di S. Basilio: un'infinità di rapporti informativi che lasciano in chi li legge la strana quanto surreale impressione di aver conosciuto davvero il La Spada, il quale manifesta nelle sue numerosissime lettere le diverse sfaccettature, ora ironiche, ora serie, con tutti i suoi problemi quotidiani, i dolori, ma anche le liete ricorrenze, quali il matrimonio celebrato il 23 gennaio 1913 con Rosaria Saraò e la nascita del primo ed unico figlio (Michelangelo, nato il 2 gennaio 1915 e morto prematuramente senza figli a soli 32 anni) ed ancora le non poche lodi che il barone gli tributava per l'ottimo lavoro svolto.

Ex feudo di S. Basilio, S. Marina. Alla vigilia dell'entrata dell'Italia in guerra, il fattore La Spada informa il barone di Mitri sull'andamento dell'attività vivaistica del feudo e gli annuncia la nascita di -un bello fanciullo", il suo unico figlio Michelangelo.

Non può non sgorgare qualche lacrima leggendo l'ultima sua missiva del 18 giugno 1917, una cartolina postale inoltrata dalla "zona di guerra" poche ore prima della morte, nella quale non mancano riferimenti all'attività vitivinicola di S. Basilio.

 

L'ultima lettera dal fronte

Zona di Guerra, 18 Giugno 1917.
A Sua Eccellenza il signor Barone di Alteri,
Camioli.
Con moltissimo ritardo rispondo alla Sua grata cartolina postale 19 ultimo scorso, lo grazia Iddio fin'oggi bene, ugualmente mi auguro trovarla la presente assieme alla sua cara sorella e tutti in famiglia. Mi compiaccio che il suo vigneto si è presentato ottimo egli auguro che si mantiene sino alla fine, mi compiaccio ancora della vendita rimanenza vino a lire 80. La mia famiglia mi ha scritto che Sua Ec-cellenza voleva chiudere i conti, in tanto de-sideravano la mia presenza, io ancora non ho potuto avere la fortuna dopo 16 mesi che sono lontano di casa di venire, e non so ancora se l'avrò, se Sua Eccellenza crede di aspettare ancora per quando essere io presente se Iddio mi da questa fortuna, altrimenti le faccia pure, io se Iddio me lo permette seguiderò a scrivergli. Mi resto baciandogli la destra assieme alla sua cara sorella e il Cav. [Cesare Ryolo, ndr] e cari saluti per tutta la sua famiglia. Nino [Saraò, ndr] già si trova a casa.
Suo dev. servo, La Spada Luigi.

Il vino cerasuòlo (rosato) del 1909 fa tri, tri

Casimiro Di Maria, barone di Allèri, nel 1909 fece produrre nei suoi circa 30 ettari di superficie vitata di contrada S. Basilio esclusivamente vino cerasuòlo: se ne ottennero hl. 478,40, un quantitativo piuttosto magro se rapportato a quello di circa mille ettolitri raggiunto in passato nello stesso fondo. Tuttavia, come si evince da una lettera indirizzatagli dal suo fattore Luigi Alessio La Spada in data 22 ottobre 1909, la buona qualità del cerasuolo appena ottenuto sembrava compensare la magra produzione di cui sopra: "il vino di quest'anno noi lo riteniamo per buono perché ha un bello odore di cotto e di gusto - scriveva Luigi Alessio La Spada (Alessi) - e in quanto al colore viene un pochino più chiuso di quello dell'anno scorso, ma poco. Ieri si trovò di passaggio mastro Stefano, il nostro bottaio, e ci piacque moltissimo. La fermentazione è fermata, ma fa un piccolo grido come l'anno scorso che fino a tardi si sentiva fare tri, tri. La tappatura a questo momento è colla stoppa all'uso nostro e non dubita per la tappatura definitiva".

Corrispondenza varia dal fronte e viceversa 1910/11

"Palermo, 29 settembre 1910 (prot. n. 374).
Sig. La Spada Luigi, Milazzo.
Ebbi vostre cartoline postali 23 con n. 150 e 24 corr. n. 151  Ebbi vostra cartolina postale 26 corr n. 152 da cui rilevo i primi risultati delle vendemmie inferiori al preventivo cosa che non sorprende principalmente trattandosi degli appezzamenti a monte, mano mano che scenderemo a mare si migliorerà. Speriamo migliori risultati nella rendita mosto. E facciamo sempre la volontà di Dio.  Replico vs. 28 cartolina postale n. 153. Vi ritorno tabella vendemmie che è inutile mandarmi perché io ho la mia copia e vado calando le risultanze, è sufficiente che mi diate i numeri appezzamenti con i risultati, all'ultimo poi si farà il controllo. Ho preso nota dei primi risultati e di quanto andate praticando giornalmente. In quanto a consegna mosto Magistri a cui ne abbiamo impegnato ettolitri 200, io sarei d'opinione darlo tutto di uno o due bollitoi perché se lo diamo un pochino per parte ci complica i conti maggiormente, del resto fate voi di accordo con mia sorella che io approverò ogni cosa, ritenete che voialtri oramai senza scherzo valete più di me, io sono vecchio, malandato e con la testa molto partita e perciò farete sempre meglio voialtri. In punto ricevo vostra cartolina postale n. 154, 28 corr. da cui rilevo gli ultimi appezzamenti pure risultati inferiori all'estimo, ma pare che si vadi migliorando. Con piacere sento dell'ottima qualità mosto, fate bene a fare i rimontaggi, noi dobbiamo sempre fare la qualità ottima e vedrete che dispiaceri non ne avremo principalmente quest'anno. Ringrazio Voi e Nino di tutto l'interesse che con vera affezione  mettete nell'accudire a cotesti lavori di cotesta mia proprietà. Avere da fare con gente affezionata come voi due è cosa che riempie l'animo di gioia. Ve ne ringrazio di cuore, saluti.
Aff. barone Casimiro Alleri".
 

"S.ta Marina di Milazzo, li 1 ottobre 1910 (prot. n. 157).
A Sua Eccellenza il signor barone Casimiro di Alleri.
Eccellenza,
rispondiamo Sua desiderato fog. 29 corr., n. 374 e sentiamo quanto Sua Eccellenza dice in quanto al mosto venduto a Magistri. Sta bene darlo tutto di seguito cio è da un bollitoio e la rimanenza d'un altro, non vi è quale scegliere perché è tutto una qualità. Ieri abbiamo terminato la vendemmia per grazia Iddio, l'appezzamento n. 16 diede carichi 94, n. 26-27  carichi 87, il risultato nei nostre tabbelle dei carichi in totale sono n. 2.094. Oggi abbiamo spillato il primo bollitoio, ma ancora non possiamo dire quanto risulta perché restò pasta a conziare per domani, quindi se Dio vuole domani scriveremo di nuovo e l'informerò di quanto risulta. Domani stesso si fa la piggiatura della quinta palmentata e per questa sera null'altro. La ringraziamo di cuore per la Sua bontà e fiducia che pradica verso noi e noi speriamo sempre di fare il nostro dovere.

La Spada Luigi".

"S.ta Marina di Milazzo, li 26 ottobre 1910 (prot. n. 165).

A Sua Eccellenza il signor barone Casimiro di Alleri.

Eccellenza,

In quanto al vino nuovo la fermentazione è quasi cessata e oggi abbiamo dato una bella innaffiata, per mantenere sempre freschi i magazzene con questo caldo . Si cominciano a sentire le prime offerte di vino nuovo a L.. 32 ett. anzi possiamo dire che Stefano Laureo ne ha fatto domanda se Sua sorella era autorizzata a cederne a questi prezzi e noi risposimo che a questi prezzi non sono venditore, ora abbiamo inteso altra voce che vi sono state offerte a L.. 35 ett., ma ancora non siamo sicure . La ringraziamo distintamente del per messo accortatocci di andare al Tindaro, ma il giorno 23 non abbiamo poduto andare causa del tempo che minacciava delle piogge e se Dio vuole andaremo giorno 30, non dubbiti di lasciare l'incarico a Nania, noi speriamo che non succedesse nulla.

Gitto Vincenzo giorno 28 corr. va a passare la visita a Messina per andare nei Caribiniere e se è abbile forse partirà subbito .

La Spada Luigi".

"S.ta Marina di Milazzo, li 11 aprile 1911 (n. prot. 190).

A Sua Eccellenza il signor barone Casimiro di Alleri.

Eccellenza,

 Del vino 1909 rimasto per conto azienda è impossibile ottenere L.. 40 ettolitro.  In quanto a vendite di vino pare che vi siano freddezze giusto come gli ha comunicato Sua sorella, speriamo che non gli fosseno ribbasse, il vino 1910 l'ho assaggiato e l'ho trovato tutto buono ed ho messo già la metà della dose che mettevo in quello del 1909 di solfito di calcio.  Gitto Vincenzo suo colono ha sofferto da un dolore alla gamba destra ed è stato visitato dal dottore D'Efrancesco di Barcellona, gli ordinò certe pinnole, in tanto non ne ha avisto bene, ora è tornato dal Prof. Bonanno e gli disse che la sua malattia è indebbolimento attaccato al mitollo della spina d'orsale e gli disse che a da bisogno di una forte cura ed rinforzarlo colla macchina elettrica e le suggerì di recarsi allo spedale di Palermo, quindi sua madre prega alla Sua Eccellenza di farci parlata a questo spetale di potere rientrare, nel medesimo scriveva se Vincenzo a da bisogno documenti dal Sindaco di Milazzo, e la prega di darci una pronta risposta perche il dottore gli disse che si tratta una cosa d'urgenza, perdona il disturbo. Null'altro per questa sera. Le baciamo la destra. Suo dev. servo,

La Spada Luigi".

(Commuove la gravissima malattia di Vincenzo Gitto fu Salvatore - nell'autunno del 1910 aveva tentato, previa visita medica a Messina, l'entrata nell'Arma dei Carabinieri - componente della famiglia di uno dei circa dieci coloni dell'ex feudo, morto prematuramente a soli 20 anni all'Ospedale di Milazzo l'otto marzo 1912).

 

"S.ta Marina di Milazzo, li 11 giugno 1911 (n. prot. 201).

A Sua Eccellenza il signor barone Casimiro di Alleri.

Eccellenza,

 In quanto alla consegna vino ancora non è stata terminata, giorno 7 corr. ne hanno consegnato altre ettolitri 70,40 e la rimanenza la consegneranno nell'ultime di questa settimana prossima, in quanto a questa vendita fatta non abbiamo scritto nulla perché l'affare è stato buonissima, anzi ci auguramo che questo prezzo durasse per molti anni e così ci sarebbe un risveglio per tutti . Se Iddio permette e Maria SS. per il mese di novembre noi dovessimo passare a matrimonio e in tanto io prego a Sua Eccellenza di volere ricostruire la casa dove io abbitava anticamente.

Perdona del disturbo. Le baciamo la destra. Suo dev. servo,

La Spada Luigi".

"Milazzo, 12  giugno 1911.

 

Carissimo fratello,

 in questa settimana hanno consegnato un altro poco di vino e presto piglieranno la rimanenza.  Puoi essere più che soddisfatto della vendita del tuo vino. Un maggiore ritardo sarebbe stato disastroso. Se il vino, quello che non volevano accettare per buono all'assaggio, fu dichiarato buono da Saverio Magistri, chiamato a dare il suo giudizio, e anche da Don Rocco sensale del Merlino, lo si deve alla scaltrezza e saper fare di Alessi, il quale non dorme . Ritardando la vendita non si sa quel che poteva succedere. Del resto ti dico che dopo quella di mio cognato e della tua nessuna altra vendita si è fatta.

Mi duole immensamente che pel povere Gitto non c'è speranza di guarigione. Che Dio l'aiuti e gli dia rassegnazione .

Aff.ma sorella Carolina".

 

10 dicembre 1914: "Ieri grazia Iddio mia moglie a dato alla luce un bello fanciullo"

 Ex feudo di S. Basilio, S. Marina. Luigi La Spada informa il barone di Alleri sull'andamento dell'attività vivaistica del feudo e gli annuncia la nascita di "un bello fanciullo", il suo unico figlio Michelangelo.

 

La Grande Guerra, prima del richiamo alle armi

 Nel corso del primo conflitto mondiale si aggravarono ulteriormente le condizioni già difficili del locale mercato vinicolo, interessato da un pesante ribasso dei prezzi: "se voi aspettate la fine della guerra per aumento prezzi vini - scriveva ironicamente il barone di Alleri al suo fattore di S. Basilio La Spada in data 10 ottobre 1914 - dovrete vivere lungamente e ve lo auguro poiché la guerra durerà molti anni".

Tra le conseguenze della Grande Guerra, l'aumento del costo della manodopera maschile in occasione delle vendemmie, aumento che l'otto settembre 1914 impensieriva non poco l'appena citato fattore dell'ex feudo di S. Basilio: "facciamo notare a Sua Eccellenza (il barone di Alleri, nda) che abbiamo defficienza di uomini, causa di queste richiamati, e infruisce pure che i proprietarie fanno tutte vino cerasolo e fanno pure aumento di paga alle uomini, quindi noi non possiamo sostenere il prezzo di L.. 1,50 e bisogna avere pazienza per queste vendemmie di farci anche noi qualche cosa di aumento, altrimenti non venga nessuno. Prego Sua Eccellenza di non tardare a rispondere che noi ci dobbiamo dare di verso di avvisare la chiurma". La risposta (positiva) del barone di Alleri non si fece attendere, consentendo così al fattore La Spada di fissare - limitatamente alle vendemmie del 1914 - la paga giornaliera in L.. 1,70, quale corrispettivo dei lavori maschili di pigiatura e torchiatura. Si registrò pertanto un ulteriore aumento della paga giornaliera degli uomini impiegati nelle vendemmie dell'ex feudo di S. Basilio. La loro remunerazione, che ammontava a L.. 1,27 al giorno durante le vendemmie di fine Ottocento ed inizio Novecento, aveva infatti già subito un sensibile aumento a partire dalle vendemmie 1910, quando i singoli uomini furono pagati L.. 1,50 al dì. Si trattava comunque di paghe inferiori a quelle erogate da altri produttori milazzesi: "deve sapere Sua Eccellenza - riferiva in data 10 novembre 1912 il fattore La Spada - che diverse proprietarie anno pagato pure a L.. 1,60 - 1,70 - 1,80; nelle vendemmie poi come quest'anno anno pagato pure a L.. 2. Anche sua sorella ne ha pagato a L.. 2. Noi colla nostra piccola maniera abbiamo sempre sostenuto di pagare L.. 1,50"[1].

 

Seri problemi si registrarono, sempre durante il conflitto mondiale, nel giugno 1915, quando i vigneti delle campagne milazzesi subirono l'attacco congiunto della peronospora e di una violenta grandinata[2]. A testimoniarlo sono due gustose missive inviate ancora una volta dal fattore di S. Basilio al barone di Alleri. "Eccellenza, gli appezzamenti che sono state più colpite dalla peronospora – riferiva il La Spada in data 6 giugno 1915 – sono il n.° 1, 13, 18, 20, 23, 24, 30, 21, 19, 17. Tutti gli altri appezzamenti sono pure state colpite, ma meno. Quella che è stata seriamente colpita è il 24 e 30. Ad altre parti è stata colpita orribile specialmente dove faceva basciure; nella proprietà del Conte Borgia-Cambria è stata più disastrosa, in somma la cosa è stata generalmente". Tre giorni dopo, il fattore La Spada comunicava i danni provocati dalla grandinata: "Eccellenza,  con grande dispiacere dobbiamo annunziare che oggi alle ore 16 ½ si è scatinato un forte temporale che produsse molto disastro. Da noi furono danneggiate gli appezzamenti n.° 1 (2/3), 2, 3, 4, 5, 7 (2/3), 12, 8 (2/3), 9 (2/3), 10, 25 (2/3); queste rasole furono danneggiate dalla grandine. Poi 1 (1/3), 7 (1/3), 12, 8 (1/3), 9 (1/3), 10, 25 (1/3) fu toccata un poco meno. Tutti gli altri appezzamenti che non sono indicate non vi è stato nessuno danno, grazia Iddio e la Madonna Santissima. Nelle contrade Barcellona, Pozzo di Gotto, a scendere per le Spadine, S. Marco, Pezza Grande, S. Pietro, Fiumarella, Grazia, Parco e fino all'Archi sono rimasti i sole ceppe di viti. Ha massacrato d'ogni cosa. Ci sembra che siamo negli ultimi finiture del mondo, perché d'ogni giorno che passa vediamo sempre dei disastri di ogni qualità. Sia fatta la volontà divina"[3]. Un'annata disastrosa dunque. Peronospora, grandine, danni ingenti. E anche tanta amarezza:

 

 

"Milazzo, 13 settembre 1915.

Al Sig. Barone Casimiro di Alleri, Palermo.

Carissimo Fratello,

questa mattina ho ricevuto la tua e ieri mattina il telegramma. Ancora non ho concluso la vendita del tuo mosto, perché i compratori vogliono vedere il mosto, e così domani Don Rocco andrà a vederlo. Io ne ho venduto un poco: quello dei coloni e pochi ettolitri nostri a L.. 50 Ett. prezzo che si è praticato da diversi, cioè Dottore Cambria, Principe Spadafora e altri. Di Amato non si è potuto sapere la verità. C'è chi dice che abbia venduto a L.. 52,50 consegna dicembre, c'è chi dice che non abbia venduto. Oggi poi Alessi (il fattore La Spada, nda) ha portato la notizia che Lucifero ha venduto a 52,50. Il salto mi pare troppo dal 50 al 52 in una volta; ho interrogato qualcuno, ma nessuno sa niente. La nostra quantità è sparuta. Peronospora e fradicio hanno ridotto a metà dell'anno scorso il prodotto. Al Baronello poi era peggio che a Camioli. La vendemmia poteva anticiparsi di qualche giorno; era matura, s'”impassoliva” e pareva che sparisse sulle piante. Se non si fosse stabilita la vendemmia pel giorno 7, e Stefano Andaloro non avesse fatto la domenica un po' di propaganda nessuno avrebbe cominciato a vendemmiare. Non fare torto ad Alessi, era impossibile fare un estimo: negli ultimi giorni solo si è visto il guaio. Tutti  si sono ingannati. Qui non vi sono stati che pochi acquazzoni. La vendemmia ha seguito il suo corso. Speriamo che il totale del tuo prodotto possa essere un poco più di quanto lo porti tu. Molti sono stati i colpiti dalla grandine. La Contessa Ottaviani in due belle proprietà di Religione e Archi farà 5 ettolitri e molti come questa non vendemmiano. Ho piacere che verrai, forse come scrivi sarà un'apparizione, ma spero che poi farai un soggiorno più lunghetto, mi sembrerebbe opportuno e molto gradito a noi. Il prezzo fatto da Carlo Marullo è stato L.. 46,50 per come ha detto Gino Marullo a Ciccio.  Ti abbraccio di cuore. I miei figli ti baciano. Ti darò subito notizie appena concluderò la vendita. Tutto il mosto venduto è stato nero, e quello che cercano del tuo lo vogliono nero. Io farò pure nero e forse se sarà necessario per l'andamento dei lavori solo pochi ettolitri cerasolo. Aff.ma sorella,

Carolina"[4].

 

I contadini di S. Basilio e l'emigrazione verso le Americhe

Tutto inizia da una lettera indirizzata nel 1908 dal New Jersey (Atlantic City) al barone Casimiro di Alleri. A scriverla fu uno dei coloni del barone, Lucio Gitto (1878-1973), che si recò negli Stati Uniti almeno due volte: vi ritornò il 12 aprile 1909, quando sbarcò a New York, insieme ad altri tre Milazzesi, dopo un lungo viaggio iniziato a Palermo a bordo del transatlantico Nord America. Dai registri dell'aprile 1909, custoditi nel porto di New York e consultabili nel sito internet ellisisland.org, risulta che Lucio Gitto  avrebbe raggiunto il fratello Antonino ad Atlantic City. A spingere Lucio ed i suoi fratelli ad emigrare negli USA, alcune tristi e dolorose vicende familiari. In primo luogo, la morte del padre Francesco, deceduto nel 1896 a soli 44 anni: sposatosi con Antonia Coppolino, già negli anni Ottanta dell'Ottocento figurava tra i diversi coloni dell'ex feudo di S. Basilio, dove il barone di Alleri e gli altri contadini lo chiamavano "Ciccu di Nata", sfruttando dunque il nome della madre (Fortunata "Nata" Aragona, a sua volta coniugata con Santi Gitto), allo scopo di distinguerlo da un omonimo colono di S. Basilio (Francesco Gitto detto "Ciccu di Paola"). Alla scomparsa del padre seguì, subito dopo (30 luglio 1897), la morte del più grande dei fratelli di Lucio, il giovane Santi, nato nel 1876. Così il campiere di S. Basilio Michelangelo La Spada scriveva al barone, in data 7 agosto 1897, per avvisarlo di quest'ultimo decesso: "a passato per la ternità Santo di Nata, figlio del fu Cico di Nata. Ora pote essere che si vendono le buoie del carro". Superati i lutti e le pesanti difficoltà finanziarie, Lucio tornò ben presto in Italia, dove il 14 novembre 1904, prima di partire per gli Stati Uniti, aveva sposato Santa, contadinella nonché figlia di un altro colono dell'ex feudo di S. Basilio: Emanuele Nania (1847-1937). Scoppiata la Grande Guerra - come si evince dalla corrispondenza recentemente pubblicata da Laura Ryolo nel suo pregevole "Cecè e Casimiro" - fu costretto ad allontanarsi nuovamente dall'ex feudo di S. Basilio, dove nel frattempo il barone di Alleri gli aveva affidato un appezzamento in colonìa e persino la carica di fattore, che si era resa vacante dopo la partenza in guerra tanto del titolare Luigi Alessio La Spada quanto dei suoi sostituti Nino Saraò, il campiere del feudo, e Santo Gitto, quest'ultimo nominato fattore dopo la partenza in guerra di La Spada e Saraò: "mi capita un altro divertimento", comunicava irritato e con tanta amarezza il 14 novembre 1916 al suo domestico Cecè il barone di Alleri, che proseguiva: "mercoledì 15 corrente parte chiamato sotto le armi Gitto Lucio che io avevo preso per supplire a Gitto Santo e così resto nuovamente solo e non so dove più voltarmi e dove più dare il culo". Il giorno successivo, il domestico Cecè rispondeva così: "sento che aveva un altro al posto di Gitto che pure lo chiamarono sotto le armi, io già lo aveva inteso di Santo, a  S. E. le conviene non mettere più personale nuovo ai suoi servigi se non hanno 50 anni di età altrimenti sarà allo stesso punto".

[1] Si tratta tuttavia di paghe (da sfruttamento) in linea con quelle erogate nel resto d'Italia. Nessun aumento venne concesso alle donne, impiegate invece nella raccolta dell'uva. La loro paga giornaliera restò fissata in 60 centesimi al giorno. Una paga da sfruttamento se si considera che 60 cent. d'inizio Novecento corrispondono a circa euro 1,50 dei nostri giorni!

 

[2] Casi di peronospora si erano già registrati nella Piana di Milazzo dieci anni prima. Ne fa fede questa missiva inoltrata da Cesare Ryolo al cognato Casimiro Di Maria l'11 giugno 1905: "a causa dei tempi umidi la peronospora ha fatto dei danni considerevoli in taluni punti distruggendo totalmente la nuova produzione. Nei nostri fondi, a Camioli, Baronello e Santa Marina il male si è limitato a colpire i piedi dolci" (Archivio Privato Famiglia Ryolo, d'ora in avanti APFR).

 

[3] APFR, da dove provengono anche le seguenti tre lettere:

"S.ta Marina di Milazzo, li 24 luglio 1915.

A S. E. il Sig. Barone di Alleri, Palermo.

 Sua Eccellenza ha molto raggione che fra 1.500 mila viti si può avere un raccolto di 300 Ett. di mosto, allora non si è convinto di quello che abbiamo scritto l'altra volta della peronospora e grandine, certamente se non vi erano queste due colpi orribile si aveva certo un raccolto da 700 a 800 Ett. secondo la mostra che si aveva presentato Le baciamo la destra, Suo dev. servo,

La Spada Luigi".

 

"S.ta Marina di Milazzo, li 28 luglio 1915.

A S. E. il Sig. Barone di Alleri, Palermo.

dietro il danno che abbiamo avuto della grandine si è saputo che doveva passare una commissione governativa e noi  abbiamo fatto prendere nota al municipio che la sua proprietà aveva pure subbito dei danni, e cosi' passo' la commissione, abbiamo fatto girare le vigne e ci anno levato il 75/100 della Fondiaria. Null'altro per questa sera. Le baciamo la destra, Suo dev. servo,

La Spada Luigi".

 

"S.ta Marina di Milazzo, li 7 settembre 1915.

A S. E. il Sig. Barone di Alleri, Palermo.

Eccellenza ,

oggi abbiamo fatto il preventivo e le acchiudo le due tabelle. Come S. E. vede il preventivo che abbiamo fatto è di Ett. 136,85. Noi l'altra volta gli avevamo scritto che si poteva avere un raccolto di Ett. 300 circa credendocci che quei grappole che fu corpita della grandine avrebbe sostenuto per la vendemmia, in tanto con questi forti calori si è andato sempre a diperire e tenendola incosidirazione non ha suco, noi ci vogliamo augurare che ci fosse un aumento dietro il preventivo. Noi giorno 9 se Dio vuole daremo principio a vendemmiare e fare vino nero. Sua sorella ha dato principio oggi alla vendemmia. Null'altro per questa sera. Le baciamo la destra. Suo dev. servo, La Spada Luigi". In quell'anno nell'ex feudo San Basilio furono prodotti soltanto 134,80 ettolitri di vino da taglio "nero" e 17,80 hl. di vino bianco (cfr. lettera inviata da Luigi La Spada al barone di Alleri il 19 settembre 1915).

[4] APFR.

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