Video Vulcano, scalata al Cratere
Qualche
Benvenuti con noi, almeno idealmente in questa navigazione, all'isola di Vulcano, arcipelago delle Eolie, di fronte a Milazzo, Messina, Sicilia... per una gita alla scoperta delle fucìne del Theòs 'Ephestos, cioè Vulcano, che, dentro il cratere che vedete a fianco, in una poetica sera di Luglio al tramonto, fabbricava le armi degli Dei.. generando rumori sinistri ed esalazioni acri! Oggi meta di turisti e vulcanologi da tutto il globo per la bellezza della Natura e la peculiarità del luogo e la simpatia dei Vulcanari, che comunque potrebbe essere anche notevolmente migliorata: poi vi diremo il perchè (ah, non chiamateli Vulcaniani sennò si offendono per via di Star Trek!). curiosità storica... Vulcano è la prima isola Eolia che incontriamo partendo da Milazzo, ma anche MIlazzo è stata un'isola Eolia e lo è tuttora anche se da qualche milione di anni si è collegata all'isola di Sicilia, bella come un'isola Eolia, meritevole di essere visitata nelle sue maestose scogliere e nella sua Riserva Marina di Capo Milazzo e nella area della Riserva del Capo, (cfr Milazzo isola, Grotta dell'oro); anzi, la gente preferisce ora, piu' spesso, rimanere nella Penisola di Milazzo, dove risparmia un mare di soldi, e fare solo delle escursioni nella varie isole, fruendo dei servizi di Minicrociera. Vulcano, dicevamo, è un'isola vecchia di 90.000 anni e giovane al tempo stesso perché ancora oggi il Vulcano che l’ha generata è attivo così si può evincere dall’emissione di vapore acqueo, zolfo ed anidride carbonica che esala il suo cratere e le fumarole nascoste tra i flutti del suo “mare caldo”. Già nota ai Greci che la ritenevano la patria del Dio ‘Efesto che ritenevano forgiasse nel cratere le armi degli Dei, non spiegando altrimenti i rumori sinistri che udivano dalle viscere della montagna! E così pure la denominarono Terasìa (cioè terra calda) o Thermessa; più in là i Romani, invece, la ribattezzarono Vulcano e la considerano Hierà, cioè terra sacra.
Prima che il turismo potesse scoprire questa terra dell’amore, solo i forzati e gli schiavi la abitavano, stante le sue condizioni estreme, costretti al lavoro nelle miniere di allume e di zolfo, erpicandosi, come in un girone dantesco, tra i fumi sulfurei nauseanti. Lo sfruttamento delle risorse minerarie proseguì durante il regno dei Borboni e, più tardi, con un inglese Sir Stevenson, che acquistò l’isola ed ingrandì le miniere, costruendo il “Castello dell’Inglese”, nei pressi del porticciolo di levante, cioè proprio davanti alla “vasca” dei fanghi. Ma, ahimè, nel 1888 il Vulcano esplose e Stevenson si salvò per miracolo, sfuggendo alle “bombe” che gli cadevano sulla testa, dette “a crosta di pane”, data la forma piatta e che rappresentavano il “tappo” del cratere. Il possesso dell'isola era fondamentale all'epoca della polvere da sparo, quando il possedere miniere di zolfo significava poter fabbricare i colpi per l'artiglieria. Quando poi alla polvere da sparo si sostituirono altre miscele chimiche, allora il prestigio di Vulcano diminuì, fino all'epoca di Mike Bongiorno che comprò dai sigg. Caminiti una villetta e vi soggiornava d'estate, lanciando l'idea romantica dell'isola selvaggia da riscoprire mentre trasmetteva per la RadioRAI. All'epoca Vulcanello, dove risiedeva il grande MIke, ebbe uno sviluppo turistico e diventò un vero e proprio villaggio.
Si racconta che gli operai del grande Enzo Caminiti costruissero, in una notte, un'intera villa, con tecnica industriale d'avanguardia! Ma torniamo a Stevenson, di cui oggi rimane nel porticciolo il ricordo nel locale a lui dedicato: la famosa cantina di Stevenson.