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Vaccarella di Milazzo, dei divertimenti dei bimbi di Vaccarella e del passato

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a cura del dott Claudio Italiano

 

Cose turche del passato milazzese

C'era una volta un Paradiso Terrestre che Iddio aveva creato in terra di Sicilia e la stoltezza dell'uomo aveva distrutto...

C'era una volta Vaccaredda, il quartiere dei pescatori, che deve il nome al Santo Glorioso, che vi soleva pascolare le vaccherelle, da cui la nomea di rione di Vaccarella, luogo dove esistevano le "lavandare di Vaccarella", donne molto costumate e di alto borgo!

Poi il Santo, un giorno, ebbe l'idea di inviare all'altro convento di Paterno Calabro, due vaccherelle; parliamo del grande Santo Taumaturgo, S. Francesco di Paola, vissuto in questi luoghi circa 600 anni or sono.

Ebbene, si narra che il Santo disse in un orecchio alle vacche di andare al convento di Paterno Calabro e che fu preso in giro, per questo, dai vaccareddoti.

Infatti come avrebbero potuto sapere la strada le povere bestie?

 MILAZZO AMBIENTE

Il nostro mare

Siso Milazzo- Museo Mare

Siso, il Museo del Mare

Riscaldamento globale

Allora il Santo disse di non preoccuparsi, anzi che per maggiore sicurezza le vacche avrebbero recato un biglietto infisso nelle corna dove c'era l'indirizzo del Convento in argomento.. Ebbene, gli animali furono traghettati a Villa e poi, da sole, presero per miracolo la strada di Paterno Calabro !

Ma questo era S. Francesco, Uomo di fede e di grande umilta', in pratica un Santo !

Qui invece, parleremo di vaccareddoti, che per antonomasia si contrappongono ai bugghitani ladri! Cose che scriveva nel 1800 un tale storico di Milazzo, detto il Piaggia. E poi c'erano i Casaloti, o abitanti dei casali. Ma a Vaccaredda c'era l'usanza, in caso di liti fra le donne, di mettere fuori dalla porta una scopa, per significare che chi voleva, in caso di  ulteriori confronti "civili", avrebbe potuto rivolgersi in segreteria, appunto alla ramazza, che veniva posta in bella mostra accanto all'uscio di casa!

Parimenti, mettere una grattuggia appesa al chiodo fuori dalla porta o, meglio ancora, una "rasta" con dentro delle "chiappe di ficarazza" voleva significare che il vicino era un cornuto e che poteva grattarsi le corna con la grattuggia o con le pale di fico d'india, appunto dette in gergo milazzese, "chiappe di ficarazza! "

Ma questi erano altri discorsi, veniamo invece ad una Vaccarella più evoluta, quella del 1960; ce ne parla un infermiere con cui ho lavorato in passato che qui chiameremo Stefano.

Di Vaccarella e dei giochi dei bimbi

Almeno qui, nell'iperuranico mondo del Web abbiamo ricostruito il buon tempo antico, perchè non se ne perda il ricordo.. Avendo scritto una cosa offensiva e provocante, ma volutamente, di Vaccarella, che qui si vende pesce surgelato, diesel, che si spegne nelle barche, facendo allusione agli sversamenti di idrocarburi in mare (cfr legambiente news 2011) non perché non amo la gente di quel quartiere che è speciale, ma perchè era mio intento scuotere i loro animi ed evocare il sentimento marinaro e verghiano che è nel loro cuore, mi sono sentito apostrofare, giustamente, da un vecchio amico che per ragione di privacy, chiameremo "Stefunu" (ma che in realtà è Mariano ed è pure pescatore per caso e famoso infermiere !).

C'era una volta Vaccaredda....

MAI PIU'    MAI PIU'   MAI PIU'

Il vergognoso inquinamento da materiale oleoso
nelle acque del golfo di Milazzo nell'alluvione
del novembre 2011, quando le fiumare trascinarono
in mare oli pesanti e detriti.

Allora, Stefunu mi ha detto: "Ma dutturi, che cosa scrivi di pisci congelati?

E poi.. al cianuro? A Vaccaredda abbiamo pesci freschi: così lo vogliamo fare il turismo a Milazzo? "

E qui comincia a raccontarmi del suo passato e della miglior stagione di sua vita..

Lo zio Micu, un pescatore di Vaccarella

-Io mi ricordo che mio zio mi diceva che i pesci di "supra o' Molu", cioè i pesci pescati nel Golfo di Milazzo, erano i migliori del mondo... con le reti di appostamento si prendeva il ben di Dio! E quando u Zu' Micu, la buonanima, calava la "ugghiara" in Marina, sembrava "il Signuri nel lago di Galilea, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci; a parti gli scherzi, perchè tutti noi, "i picciriddi" ci buttavamo addosso a lui, quando arrivava il sacco della rete, per giocare con i "piscitti", per metterli nelle lattine... e il sacco, per miracolo, non si rompeva per quanti pesci c'erano!

E zu Micu, gettava un "lagnu": "Allontanatevi da qua!"

Però quell'omone alto, abbronzato dal sole e dal cuore tenero, con le sue grandi mani, prendeva una manciata di alghe, la buttava in un angolo e noi bimbi ci precipitavamo lì, per cercare i pescetti! 

 C'era una coralità nella gente di mare: per esempio quando veniva "u malu tempu", non c'era la mia e la tua barca: si andava da una punta e si finva alla Cruce di Mare per salvare le barche dalle mareggiate!..

E si tiravano tutte a mano, senza  verricelli!

 Il rumore strascicante, di lontano, dei carrettini spezzava le ore di riposo di un sonno tranquillo di pescatori che erano usciti la notte a mare, per portare il pesce di "'una nuttata di fatica, di acqua e freddo, per venderli 'o riatteri", cioè a quello che acquistava i pesci all'ingrosso.

E ora questo rumore dei cuscinetti a sfera mi è rimasto impresso nella mente, ormai soffocato dal continuo viavai di mezzi, chè invece di lasciare la macchina nei parcheggi e passeggiare e godersi la "l'odore di buridda (profumo del mare)" sul lungomari, e comprare il sarago doc, questi automobilisti si sentono autorizzati a strombettare e, se dovessero malauguratamente rallentare e far passare quel suo nominato vecchietto, che ha finito di farsi la "massa" davanti al vecchio Asilo Calcagno, si metterebbero a "jastimare" (bestemmiare), per la rabbia di doversi fermare.

 

Il gioco della caccia allo"zocculuni"

Dutturi, lei voli sapiri, poi, i divertimenti di nuiautri picciriddi?
-Uno di questi -dice in tono scherzoso- era la "pesca 'o zucculuni", che era un nostro compagno di giochi. -Che significa la pesca 'o zucculuni?- chiediamo.-
- Mi spiego: sa, di giocattoli c'erano pochi, di soldi meno, ma di ricchezza dentro di più; ora ci sono tanti soldi e poca ricchezza! E noi 'picciriddi ci divertivamo "'o stissu": per esempio si prendeva la lenza, ci si metteva un boccone all'amo e si stava davanti agli scarichi delle fogne, aspettando che.... abboccasse 'u zucculuni, cioè "u surici (il ratto)!"

Però era prerogativa di pochi!

E a noi, che ascoltiamo, 'sta cosa fa accapponare la pelle, ma Stefunu mi spiega che questo era anche uno svago utile, perchè Vaccarella era allora infestata da grossi "zucculuni", che anche i gatti temevano di affrontare...

E noi gli chiediamo: "E se il ratto la mordeva??" Ma quali muzzicuni, dutturi? Poteva capitare, ma noi eravamo di ferro; sempre a piedi nudi a giocare tra la battigia, senza raffreddore, nè febbre, già da piccoli in barca col papà, anche marinando la scuola, "salando" come si suol dire, perchè appunto la scusa al maestro era che papà doveva "salare" e noi lo aiutavamo!

O Casale, invece, si "facìa foggia", cioè si aiutava il papà maniscalco nella forgia!

-Ma erano altri tempi, quando ancora il verme corallino, "u vemmo 'i rina", "u vemmu bau", "u' vemmu puzzolenti", "u fimmineddu" e "'u vemmu culu", chi si cugghia 'nta l'alica motta da Cruci i Mari in poi, crescevano rigogliosi ed ora queste cose li desidero...ed il suo sguardo si fa triste e si perde nell'orizzonte fumoso...

La mattanza dei tonni: particolare dell'infiocinamento
del tonno che viene tirato sulla barca, a ricordo delle
Tonnare di Milazzo

Altri sports a Vaccarella

Altri hobby erano che "si camiava a cefuli  'nta Marina" (si buttava il pane col formaggio per acchiappare i cefali) o si pigghiavanu i "sparagghiuni" o "quandu si cugghiano i brogni chi pedi" (quando di raccoglievano con i piedi le brogne, specie di conchiglie marine, o bocconi di mare).

-E che significa? -chiedo.-

-Ci si immergeva in mare, fino all'altezza del torace, e con le dita "prensili" dei piedi si raccoglieva e si portava alla mano tutto quanto potesse assomigliare alla conchiglia della lumaca di mare, chiamata "brogna"; di fronte al Ristorante al Marinario, nel Porto, c'era poi una secca e si usciva fino a 200 mt, e si raccoglievano pure là i "brogni"... ed ora queste conchiglie non ci sono quasi più!

E i polpi di tre etti si prendevano cu' "suffatu i ramu", per farli uscire dalla tana; però noi bambini svuotavamo tutte le lattine che si vedevano fino alla profondità di un metro, un metro e mezzo..-

E qui il racconto si farebbe molto lungo, ma basta a farci capire che è tramontata un'epoca felice che solo la Riserva Marina potrebbe resuscitare, se i Milazzesi capissero di avere un tesoro in fondo al mare!

Perciò, un grazie va a te, don Stefunu, e a tutti i pescatori di Milazzo che ancora credono ancora nella forza del mare.

E per finire un ricordo ai ragazzi delle medie che hanno realizzato circa 10 anni fa uno spot " MArinando" ed a ricordo del grande Mario Sterrantino

 

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