TONNARE DI MILAZZO: MEMORIE DEL MARE

 

 Donna Crucifissa e la preghiera per la Tonnara
La Riserva Marina di Capo Milazzo


Si è conclusa il 16 luglio a Pachino SALVALARTE Tonnare, l’iniziativa che  Legambiente Sicilia ha ideato per la valorizzazione delle Tonnare esistenti in varie località siciliane. Ma purtroppo oggi tali strutture ricche di memoria per la storia economica e socioculturale della nostra isola sono spesso dimenticate, se non addirittura mortificate. L’iniziativa ha voluto evidenziare il degrado e la volontà di  lavorare per recuperare questo patrimonio e renderlo fruibile; e non solo il patrimonio architettonico rimasto dalle decine di tonnare siciliane  esistenti fino a qualche decennio fa, ma si è voluto  anche valorizzare le loro storie, i loro saperi e il vissuto  quotidiano che si svolgeva intorno a questa economia. Raccontare delle tonnare significa parlare di mare, di costa, di paesaggio e di mediterraneità, convinti che il futuro dell’ isola debba puntare anche  sulla memoria e sulla bellezza. Nella provincia di Messina il Catamarano di Legambiente ha sostato nei centri di Olivieri, Milazzo e Taormina nella logica di restaurare e salvaguardare quello che resta del patrimonio culturale legato alla pesca del tonno.


Video sulla tonnarella di Milazzo   

Ipse, il webmaster, Claudio Italiano!!

Claudio Italiano con sfondo del sentiero della Tonnarella; si apprezza parte della Baronia e dell' estrema Punta Messinese, Riserva di Capo Milazzo

Le tonnare hanno in Sicilia un’origine antica: infatti risalgono forse al periodo arabo e secondo lo storico Francesco Carlo D’Amico lungo la costa  peloritana settentrionale ne sono esistite 18.  La più antica tonnara fu quella del porto di Milazzo risalente al 1290 e che venne chiusa quando vi fu la costruzione del grande molo artificiale nel porto di Milazzo alla fine del 1800; nel territorio mamertino in particolare vi erano altre antiche tonnare  e quella del tono  su cui  ha rivolto l’attenzione Legambiente del Tirreno  è stata funzionante fino al 1966.

  L’attività della tonnara iniziava ad aprile con la consueta “ uscita in piano” (“nisciuta in chianu”) ; dopo la benedizione ai locali, al materiale e al personale , le barche portate in spiaggia venivano riparate dai maestri d’ascia; invece il resto del personale si dedicava al lavoro di revisione delle reti. La tonnara aveva in dotazione un vario numero di imbarcazioni fra le quali, ad esempio, i palischermi (“u palascammu” ) barche lunghe 20 mt senza albero e usate per il trasporto del tonno a riva; altre barche più piccole  trasportavano le reti e gli attrezzi; le lance erano invece piccole barche di servizio; mentre la muciara era l’agile barca a disposizione del rais e su essa veniva issata  una bandiera, il cui colore indicava il tipo di pesce pescato: bianca per il  pesce spada, rossa per il tonno. Nella tonnara di Milazzo si lavoravano anche le ossa del pesce, le pinne e le branchie dalle quali si estraeva dell’olio venduto alle concerie ; mentre il fegato era utilizzato dall’industria farmaceutica locale e nazionale. Il tritume rimasto alla fine di tali lavorazioni (bàgano) veniva macinato e venduto agli agricoltori locali come concime per gli ortaggi, considerandolo così ancora materia utile e non rifiuto, lezione antica di uso responsabile delle  risorse.etichetta del tonno sottolio di Milazzo

La Tonnarella di S. Antonino.

 

In una giornata di sole estivo, il 28 ottobre 2006 alle ore 10:00, eccoci riuniti alla piazzetta di  S. Antonino per un momento storico per Milazzo: la riscoperta dell’antico Villaggio della Tonnarella, detta,  appunto, di S. Antonino, a cura dei soci di Legambiente del Tirreno, capitanati dall’instancabile Pippo Ruggeri e non solo! Con noi Gianfranco Zanna, da Palermo, responsabile per i beni culturali di Legambiente Sicilia, Carmelo Fulco, appassionato di archeologia, Fabio Sodano, il nostro flauto per la Riserva, la simpatica Graziella Giorgianni ed alcuni amici del Capo, i sig. Currò Giovanni e Foti Giuseppe, la nostra memoria storica!  Il villaggio è raggiungibile attraverso un sentiero antico che origina dall’alto, lungo la passeggiata, nei pressi della Torre Longa  di Camillo Camillani, oggi semidiroccata.

Il sentiero è dapprima facilmente praticabile, in quanto è lastricato; quindi è in terra battuta,  messo in sicurezza, ripulito e manutenzionato grazie all’opera dei ragazzi di Legambiente del Tirreno, quelli dei campi estivi. Noi del sito “gastroepato” eravamo lì, perché questa appuntamento, legato all’attività de “Salva l’arte, Sicilia” non ci poteva sfuggire, anche perché laggiù, oltre le tonnarelle, nei pressi dei resti del Palombaro, cioè della struttura fatiscente che si ammira all’estrema Punta del Promontorio, esisterebbero dei reperti antichi di verisimile origine romana, probabilmente un attracco per le navi romani, o una struttura connessa con la pesca. 
La Tonnarella di S. Antonio

Ciò che, purtroppo,  resta oggi dell'antica tonnarella di S.Antonino dove secondo la leggenda viveva Donna Crucifissa, Riserva di Capo Milazzo

Una volta in basso, ci prende uno scoramento nell’osservare che il Villaggio della Tonnarella è in completo abbandono, struttura questa che rappresenta invece un tassello nella storia e nella memoria del Capo e di Milazzo, fonte di sostentamento per tante persone, grazie all’attività di pesca dei Tonni, dei palamiti e dei totani. Certamente questa, delle 18 tonnare siciliane non è proprio la più importante, poiché secondo lo storico Francesco Carlo D’Amico, la tonnara del Porto di Milazzo, risalente al 1290, era la più importante, tonnara che fu chiusa nel 1800, per la costruzione del porto di Milazzo, mentre la Tonnarella di S. Antonino è datata 1400. Essa ebbe parecchi proprietari e verso la fine dell’Ottocento appartenne a Paolo Greco e a Giuseppe Vadalà, mentre ai primi del Novecento passò in proprietà ai Calapaj ed ai D’Amico, ma rimase sempre una tonnara di scarso valore, la cui attività era oscurata da quella più importante del Tono, esistente fino al 1966. I capiciani che vi lavoravano ricordano che una parte del pescato veniva offerta in dono al Santo. I pesci venivano trasportati coi carretti lungo il sentiero che collegava la cala di S.Antonino con la vecchia carrettiera del Promontorio.

Gianfranco Zanna, responsabile per i Beni Culturali di Legambiente Sicilia

Gianfranco Zanna, responsabile per i Beni Culturali di Legambiente Sicilia,  Riserva di Capo Milazzo

A poca distanza dalla Tonnara si ergeva la Torre del Palombaro, a pianta ottagonale, costruita, secondo le dicerie dei pescatori, per la volontà di un signore di avere un luogo incantevole dove trascorrere momenti particolari.magari in compagnia della propria donna, ammirando il mare della baia, oppure pare che avesse la funzione di osservatorio della Tonnara di S. Antonio e di quella del Tono, o, addirittura, si dice che a Tindari esistesse un altro osservatorio da cui partivano dei segnali luminosi per quest’altra struttura quando l’onda nera dei tonni si scrutava per il mare.
Approdo romano, struttura romana?

Approdo romano, struttura romana?

 Altra scoperta singolare di questa giornata sono stati appunto i resti di cui parla il Piaggia, localizzati quasi ai  piedi della torre antica,  lungo la battigia, tra gli scogli, dove si può osservare una specie di piattaforma; si tratta di un sito su di uno scoglio, che appare volutamente appianato, ammattonellata con lastre di verisimile fattura romana: un approdo, un’altra struttura adibita alla piscicultura? Mistero!  Certo è che sarebbe auspicabile che tali resti venissero valorizzati e studiati. L’iniziativa di questa giornata ha lo scopo, infatti, di sensibilizzare tutti verso l’esigenza di riscoprire la storia di Milazzo e di recuperare i segni dell’arte di questo nostro popolo, perché, come ha anche detto il sindaco di Milazzo, “una città senza storia, è una città anonima”.  Infine siamo risaliti da un sentiero semisconosciuto ai molti, che dal di dietro della Torre del Palombari risale verso la Baronia; qui esiste una cisterna ed i resti di una antichissima chiesa; una volta lassù, nelle rocce abbiamo scorto un fiore intagliato nella roccia, a forma di margherita che un soldato, durante i turni di guardia, ci dicono gli anziani capiciani, ha inciso con la baionetta, per lanciare ai posteri un messaggio di pace e di amore, come questi luoghi sanno trasmettere!
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