A parte di avere il significato di icona per questo sito Milazziano, che appunto negli "occhi di Milazzo" ha il suo simbolo, o icona, diciamo che gli occhi furono inseriti prima, intorno al 1250-1300 d.C. circa, quando furono costruite le mura normanno-sveve, sullo sperone di Nord-Est, dove esse angolavano, mentre nel periodo successivo, nel 1870, molto tempo dopo rispetto al periodo medievale, furono collocati i mattoncini in pietra lavica nera per completare il disegno, conferendo l'aspetto di "scarabeo magico", come lo conosciamo oggi.
A conclusione della costruzione delle mura normanno-Sveve furono inserì infatti gli "Occhi di Milazzo" che presentavano pupille sporgenti e che sono "stabici", per cosi' dire, poiche' non si trovano sullo stesso piano, ma su due piani differenti, angolati, come girano le mura.
Gli occhi sono due, infatti, ed in realtà ce n'è uno che guarda a Nord-Est, verso la Baia del Tono ed uno che guarda a Sud Est, indirezione di Milazzo Porto.
L'occhio di Nord Est si illumina solo al Solstizio d'estate, che nell'anno del Signore del 1250-1300 cadeva il 13 giugno, anziché il 21 giugno, come dovrebbe essere, per via di un errore nel calendario che fu poi sistemato introducendo l'anno bisestile; in quell'epoca l'azimuth del solstizio, cioè l'angolo che si forma su un piano orizzontale tra il sole che nasce ed il nord geografico rappresentato dalla stella polare, dava un angolo di 59 ° N.
Il sole sorgeva di fronte allo scarabeo ed illuminava le due facciate della muraglia.
Gli occhi sembra fossero provvisti di pupille puntute, come una specie di asse della meridiana. In questo modo l'ombra poteva proiettarsi sugli ovali scuri, a secondo dell'ora solare. D'inverno invece poteva essere letto l'altro occhio, la meridiana ovale che guardava verso Sud-Est, che guardava Milazzo-porto. Altri autori pensano che gli occhi fossero un segnale per le navi che giungeva da mare, dal porto di Vaccarella.
Se non ci credete, osservate attentamente la foto pubblicata, dove si vede chiaramente come in estate dalla pupilla centrale si proietti l'ombra sull'arco inferiore della meridiana.
Sembra che le zampe dello scarabeo furono inserite dopo, nel 1870, per conferire all'immagine l'aspetto misterioso di un insetto sacro agli Egizi, lo scarabeo magico.
In realtà sembra di trattasse di 2 meridiane, una che serviva sempre, anche d'inverno ed una che serviva per scandire la stagione estiva, cosa che poteva andare bene in caso d'assedio.
Ricordiamoci che non c'erano all'epoca nè radio, nè televisione, nè orologio al quarzo: si lavorava dal sorgere del sole o quando c'era luce fino al tramonto.
In caso di assedio, che poteva continuare per anni, anche se il Castello, restava inespugnabile, ed aveva perfino un pozzo cisterna nei pressi del Dongion, nel piazzale, dove poi c'erano le carceri del periodo fascista, si poteva sfruttare questa doppia clessidra per capire che ora era e che stagione era, visto che l'estate era segnata dal fenomeno dell'illuminazione dell'occhio di Nord Ovest. Questo ci appare l'uso più ragionevole.
Poi, tenendo conto che i normanni erano appassionati di astronomia e magia, allora aveva realizzato queste "meridiane", cercando di conferire un aspetto "umano" alle mura, come di 2 occhi che ti guardano minacciosi, con doppio significato: malocchio e protezione, rifacendosi ai miti greci ed egiziani.
Del resto di occhi ve ne sono raffigurati anche nelle imbarcazioni dei pescatori di Vaccarella, o si parla di "malocchio" e di tenere lontano "l'occchiatura".
Del resto il fatto che Milazzo fosse la terra del Dio Sole lo si legge in manoscritti greci.
L'immagine dello scarabeo prende il nome dallo scarabeo egiziano, la cui etimologia deriva dal verbo egiziano kheper che significa nascere o divenire ed era associato al dio solare del mattino Khepri, che donava la vita e rappresentava il sacro animale coprofago Scarabaeus sacer aegyptiorum.
Milazzo è, anche per questo, considerata la
Terra del Dio Sole o
Iperione, colui che
corre col carro del fuoco nel cielo e, dunque, il simbolo dello scarabeo nel
Castello potrebbe correlarsi anche all'analogia, Milazzo-terra del Sole.
L'immagine sacra dello scarabeo che porta la luce e la fertilità ebbe diffusione
come simbolo stesso dell'Egitto ma anche in uso anche presso altri popoli quali i Fenici, Cartaginesi
e Greci e anche dalla Civiltà nuragica, dove, in Sardegna, sono stati
ritrovati numerosi scarabei
Gli scarabei del periodo degli Hyksos sono facilmente riconoscibili per i motivi
ornamentali di tipo orientaleggiante e quelli della XXVI dinastia vennero
raffigurati con le zampe lunghe e piegate sotto il ventre convesso. Molti
avevano inciso il nome di un sovrano, o più raramente di personaggi famosi, a
scopo di protezione e di buon augurio. Per poter agire doveva essere fatto in
pietra verde, a simbolo di Osiride, come il calcedonio e la steatite smaltata ma
ne esistono esemplari anche in lapislazzuli, faience e paste vitree.
Era spesso associato con altri amuleti, tra cui lo shen, che ne rafforzavano il
potere ed usato nei monili montato ad anello oppure inserito nei pettorali, come
quelli appartenenti ai famosi corredi funebri di Sheshonq II e Tutankhamon.
Era usato anche dai funzionari e dalle alte gerarchie come sigillo, sovente
montato su anello, recante il nome del proprietario, o del sovrano se operavano
in sua vece, per suggellare documenti, anfore e tutto ciò che doveva restare ben
custodito.
L'Occhio di Horus è nella religione egizia il simbolo della prosperità, del potere regale e della buona salute, ed è personificato dalla dea Wadjet (o Wedjat, Uadjet, Wedjoyet, Edjo o Uto). In seguito al sincretismo tra Horus e Ra nella divinità di Ra-Harakhti, l'Occhio di Horus viene associato all'Occhio di Ra, di cui diventa sinonimo, nonostante in origine i due occhi facessero riferimento a rappresentazioni grafiche ben distinte
L'origine di tale decorazione, comunemente conosciuta come "lo scarabeo" o "gli occhi di Milazzo", non è chiara; composta da blocchi neri di pietra lavica, è inserita in uno sperone delle mura medievali del castello, direzionata verso l'oriente solstiziale, il punto astronomico da cui sorge il sole il 21 giugno.
Probabilmente in origine la decorazione riproduceva soltanto "due occhi" ("Los ojos de Melazo", come venne definita da un autore settecentesco) successivamente furono aggiunte le "antenne".