I terremoti ed il Santu Patri

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Milazzo, 25 aprile 2018, mentre stanno posizionando la statua di San Francesco di Paola sulla vara che la porterà in giro per le strade di Milazzo, viene avvertita una scossa di terremoto di magnitudo 3.4 e prima ancora un'altra scossa era stata avvertita di magnitudo 2,2. Nessuna paura: il Santo Padre Francesco ha ancora protetto Milazzo. Infatti il Santo che era buonissimo ed amava i Milazzesi, quando era andato via per sempre,  nel 1467, lasciando definitivamente Milazzo, i Milazzesi lo avevano fermato al convento, in senso di affetto e di attaccamento.

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Egli aveva promesso a Milazzo di lasciare un dono, ma era francescano, non possedeva altro che la sua Charitas proverbiale. Così come dono lasciava loro la protezione dai terremoti. Ed effettivamente così è stato sempre,  nonostante tutti i terremoti passati ed il forte terremoto del 1980, quando la città riportò solo pochi danni e la Chiesa rimase intatta. Anzi in quella occasione molti giurarono di vedere un frate che di notte poggiava le sue mani sulle mura della Chiesa; questa pur se costruita alla buona, senza fondamenta, ha retto nei secoli alle scosse. La protezione dai terremoti, addirittura,  si perde nella notte dei tempi; nel 1579 i giurati milazzesi accordavano all'Ordine dei Minimi  l'intero terreno del colle di San Biagio per favorire la crescita della comunità. Il Santo taumaturgo di Paola durante il soggiorno milazzese trascorso a cavallo del 1464 e il 1467, si occupò di persona della costruzione della Chiesa. Il Santo, infatti, che era collegato con il divino Logos, come se fosse provvisto di ecoscandaglio elettronico, aveva azzeccato con precisione millimetrica il posto dove doveva far sorgere la Chiesa.

Si tratta della porzione iniziale della salita del Quartiere, ai piedi del Castello, in sostanza il colle di S. Biagio, una zona di ghiaie arenarie e pietre: insomma l'ideale.  Il primitivo luogo sacro dedicato al culto di Gesù e Maria, sorto sulle rovine di una chiesetta dedicata a san Biagio dei Ragusei sull'omonimo colle, presentava un diverso orientamento. Accanto alla chiesa seguì la costruzione di un oratorio del costituendo Ordine dei Minimi dedicato a Gesù e Maria. L'impianto di dimensioni più contenute era disposto col medesimo asse con abside e ingresso principale ribaltati rispetto all'attuale sviluppo, pertanto la facciata rivolta a ponente consentiva l'accesso dalla principale direttrice che collegava il quartiere San Papino alla Città Murata.

Fatti veri e prodigiosi avvenuti durante la costruzione del santuario.

Anzi la storia ed il processo religioso al Santo, descrive l'episodio in cui un pozzo fu scavato da S. Francesco, che oggi si trova nel cortile della caserma dei carabinieri di Milazzo, in sostanza attaccata al convento. Ebbene, il Santo ordinò lo scavo del pozzo, per dare acqua fresca al convento, stabilendo che, una volta ultimati i lavori, nuovamente acqua salmastra sarebbe sgorgata dalla pozza. Mentre gli operai scavavano, ad un certo punto, un grande masso che oggi è possibile vedere nelle fondamenta della chiesa, se scendete dalla porticina a destra dell'altare verso il basamento della chiesa, bloccava i lavori nel pozzo. Gli operai milazzesi dell'epoca che erano bastasi come tutti noialtri di Milazzo sempre lo siamo, quando il Santo li invitò ad estraLa bomba d'aereo caduta a Paola, quasi sul Santuario e non esplosa.rre il pietrone, si rifiutarono, asserendo che ci sarebbero volute le "macchine e le carrucole" per tirare fuori il masso e quantomeno 8 uomini, per cui smisero di lavorare e sfottevano il povero frate.  Il Santo si informò dal mastro d'opera su come procedere, ma di "macchine" e di soldi per affittare le macchine non ve n'erano: solo Dio era son lui,  la preghiera e la fede e la Charitas, il suo motto. Il Santo, senza scomporsi, perciò, senza protestare, senza inveire, con una luce speciale nel cuore, scese le scale per calarsi dentro il  pozzo che stava scavando e si calò fino a raggiungere la pietra, nel fondo. La benedisse, se la caricò sulle spalle, come se fosse diventata di polistirolo espanso e la depositò dove ora essa è collocata e visibile a tutti: gli operai rimasero, a dir poco, strabiliati. Ma si sa che  il Santo dicono avesse la forza dello Spirito Santo pari a quella di 7 uomini insieme; nulla era impossibile per Lui, dopo la preghiera di benedizione e l'intercessione di Dio. Cosi non vi meravigli neppure se vedete una palla di cannone piantata nel fianco della nostra chiesa di Milazzo che si fermò come se fosse una palla di gomma o la bomba che non esplose a Paola, nella Chiesa di laggiù o l'altra bomba che centrò nella seconda guerra il convento dei Cappuccini, di li a 100 metri e non esplose, tirandosi giù sotto le macerie un povero monaco che dormiva ma che rimase illeso!

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Nel video che segue potete vedere le pietre del Miracolo, cioè realmente le pietre del pozzo che il Santo estrasse, che ora fanno da basamento al Santuario di S. Francesco di Paola a Milazzo. Il Santo era solito usare delle pietre o dare punizioni correlate con il trasporto dei macigni, per significare che chi aveva commesso un peccato doveva trasportare un masso, nel senso che il peccato era un "peso" per l'anima che deve ascendere a Dio, e ciò doveva fare per espiare le proprie colpe. In questa caso, invece, il Santo si fa carico, al posto dei muratori milazzesi irriverenti, di estrarre le pietre dal pozzo, in segno di fede e per dare esempio che tutto ciò che Iddio vuole, l'uomo non può ostacolare. Egli stesso, come si vede sempre nel video, se era voluto da Dio che venisse a Milazzo, avrebbe oltrepassato lo stretto sul proprio mantello, anche se questo non era un surf! Il povero monaco che era seduto dietro, era un tale Maiorana di Milazzo, cognome comune da noi, che si spaventava, stava quatto quatto dietro il Santo e pregava col S. Rosario, temendo di affondare prima o poi, ma intanto seguiva il Santo Padre. Una volta in Sicilia poichè la gente acclamava dalla riva di Messina, il Santo aveva direzionato verso Gesso, poichè gli interessava scivare le folle e con esse il clamore, che è cosa del demonio. Cosi con umiltà, una volta giunto a Milazzo, aveva preferito servire i malati presso l'ospedaletto che sorgeva a Vaccarella, rifiutando di alloggiare presso i notabili di Milazzo, come altro esempio di umiltà.

Tornando ai terremoti della fratta delle Eolie

Lo sviluppo urbanistico, lo slancio artistico post rinascimentale favorito dal fiorire dello stile barocco, dettato dalle ricostruzioni in seguito ai numerosi eventi sismici, impongono riedificazioni e ingrandimenti dei poli monumentali che comportano come per la cattedrale di Santa Maria Assunta della vicina Santa Lucia del Mela o del duomo di Santa Maria Assunta di Castroreale, la rotazione o il ribaltamento dell'asse della navata principale. Nel caso specifico del santuario è attuato proprio il ribaltamento avvenuto all'inizio del XVII secolo verosimilmente durante i lavori di restauro che si collocano a ridosso di due disastrosi terremoti: quello del 25 agosto 1613 conosciuto come "terremoto di Naso" che ha interessato l'intera costa settentrionale messinese e il sisma noto come terremoto della Calabria del 27 marzo 1638. Nel 1620 il convento di Milazzo diviene casa di noviziato della provincia monastica di Messina. Nello stesso anno, è ingrandita la chiesa che subisce il ribaltamento. Dopo il terremoto del Val di Noto del 1693 i lavori di restauro della chiesa assumono connotazioni e contaminazioni di stile tardo barocco come la gran parte delle costruzioni cittadine, nella fattispecie si diffonde la corrente universalmente nota come barocco siciliano. La chiesa subisce altri danni nella battagli dei Garibaldini, il 20 luglio 1860 e viene chiuso. Il tempio subisce un incendio il 10 maggio 1908 e danni del terremoto di Messina del 28 dicembre dello stesso anno.  La prova tangibile però, si ebbe durante il disastroso terremoto di Messina del 1908, anzi, in quell’occasione la nostra città, ospitò migliaia di sfollati messinesi e, grazie alla paterna protezione di San Francesco, a Milazzo, non franò nemmeno un muro in procinto di cadere. Anche oggi, sicuramente, giorno in cui il simulacro del Santo viene messo nella vara – conclude Salmeri un devoto del Santo  –  per i solenni festeggiamenti, il paolano ha evitato il peggio con la sua celeste intercessione.

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