Il
buon tempo antico: la tradizione del presepe a Milazzo
In ricordo del nostro amico presepiaro...
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e Milazzese
Il nostro racconto di Natale
Un
nostro amico chiede di essere intervistato… sono giorni che mi cerca: mi deve parlare,
ha tante cose da raccontarmi! Messi da parte gli impegni di lavoro e di famiglia
che, per ora, raccolgo con la pala meccanica, decido di incontrarlo. Si tratta del
sig. Maio Antonino, di via Ciantro, n. 2. Sono anni che il brav'uomo costruisce
il presepe, essendone un appassionato, o meglio, per come definisce esattamente
la cosa l'interessato, un appassionato de " 'a Cona 'i Natale ". Infatti è di una
cona che si tratta, cioè di una struttura a mo' di cupola, imbastita con la "sparacina"
ed il cotone idrofilo, e poi, appese alla cupola come offerta al Santo Bambino,
arance, cioccolata, "cassatedde", "inciminate", mandorle, noccioline, fichi secchi,
e perfino ostie non consacrate; poi costruisce in cartapesta le montagne, ogni anno
in modo diverso, e poi ci mette pastori automatizzati che autocostruisce, fontane,
fiumi. Gli chiediamo: "Coma mai questa passione, sig. Nino?"
Da 18 anni- spiega - sono invalido civile a seguito di un infortunio sul lavoro;
si può dire che ero morto, essendo rimasto schiacciato sotto una betoniera, lavorando
nelle Isole Eolie, e mi hanno portato in fin di vita, in sala rianimazione al Policlinico…
ma il Santo Bambino mi ha miracolato! Dopo 92 gg, fra la morte e la vita, per grazia
di Dio, sono uscito dal Policlinico ed, in segno di voto, ho chiesto a mio figlio
le icone della Madonna del Tindari, di S.Antonio e San Francesco. Da allora, essendo
rimasto in casa, mi confortavo facendo il presepe di Gesù Bambino, tutti gli anni
sempre diverso e più bello, a mò di devozione, per grazia ricevuta! Dal 1997, poi,
ho pensato di partecipare ai concorsi per i presepi, "in memoria di Valentino D’Amico".
In quell'anno ho vinto una targa come 1° classificato, e così pure l'anno seguente,
nel 1998, sempre come 1° classificato; quindi nel 1999 ancora una targa, per la
partecipazione; poi quest'anno la manifestazione ha incontrato grosse difficoltà
esecutive… E gli occhi gli si rabbuiano… "Si è tentata di sospenderla... perchè
la Giunta non l’ha voleva fare più. Ma io ho insistito ed alla fine l’Assessore
Milioti ha ceduto e mi ha accontentato ed ha ripreso la tradizione! E sottolinea:
"per mia insistenza!". " Nel 2001 si sono iscritti 15 presepi che sono situati nelle
case, poi passa la commissione, e pure don Santino Colosi, pensi! " Gli chiedo:
" Ma la "sparacina", le arance dove li trova, a Milazzo?? "No, purtroppo: adesso
si trovano in montagna, al Capo se va bene; la sparacina nella strada della Manica,
a Montetrino, oppure sono costretto ad andare a S.Lucia; non è più come una volta:
le campagne a Milazzo non esistono più; il muschio lo prendo a S. Lucia dove ci
sono i rigagnoli del Mela, nei pressi delle cascate; un tempo nelle campagna di
Milazzo, trovavo la sparacina lungo la vecchia ferrovia e nei canneti; ora di canneti
a San Paolino non ce ne sono più! Sa, io ho l'ultimo pezzo di campagna a San Paolino,
quasi là dove stanno costruendo - mi dice con tristezza- Prima trovavo pure il muschio
nei muri dell’"armacie", nella zona del Capo sempre, ed ora non ne trovo più; le
arance, poi, nel fiume di Merì, alle 2 fiumare, perché a Milazzo anche se ci sono,
sono di pessima qualità perchè qua sono macchiate dallo spolvero dell'industria
e dopo 3 gg sono fradicie; a Milazzo, poi, se ne fanno poche; invece quelle di Montalbano
non si fanno marce! E noi che ci incuriosiamo sempre più davanti alla sua saggezza
spicciola e popolana, gli chiediamo: "Chi le ha insegnato a fare il presepe così?
Ci risponde: "La buonanima di mia madre, Maio Rosaria e di mio padre, Maio Rosario,
che abitava a S. Marco ed ogni anno lo facevano così come me, ma Lei ci metteva
pure l' uva che facevano nelle propria vigna, i grappoli du "Niuru 'i taula", che
veniva vendemmiato in fine settembre, dopo la festa della Madonna del Tindari e
si lasciava sul "pede della vite" nei sacchetti di carta con i buchi per gli zappaglioni,
per proteggerla dalle serpi, e dalle lucertole e poi si scerpava a Natale, oppure
si metteva pure l'uva "Curniola"; mia madre, poi, essiccava "a mustada", mettendola
ad asciugare 'o cannizzu' e poi si attaccava al Bambino, come offerta al Bambino
per l’annata bona ricevuta; la mamma metteva anche i pomi "limoncella" e i pometti
che si facevano a San Pier Niceto, e le arance e i mandarini, noci, nocciole, che
prendeva dai rivenditori di Montalbano; venivano i ciaramellari, allora, ed un tale
sig. Maimone con la fisarmonica e con la ciaramella di Montalbano, che arrivavamo
la mattina, viaggiando con la bicicletta, sennò con carrettino, con la scecca, o
"u mulu"; talvolta col maltempo dormivano da noi in una piccola baracca per tutto
il tempo della Novena o nel pagliaro, di canne; in campagna, a Milazzo, a S. Marco
facevamo le mandorle e così pure le noci, mentre le castagne le prendevano sempre
da Basicò e Montalbano... i fichi secchi li facevano noi in casa, e se la mamma
non stava attenta, noi che eravamo 5 figli, per la fame ce li mangiavamo tutti sul
presepe stesso! Sa, c'era la guerra!; Lei non si ricorda i tempi del '41 e del '42;
speriamo di non ritornarci perchè i fichi si attaccavano al soffitto; mio madre
li metteva in un paniere al soffitto: sennò ce li mangiavamo; mio padre per fortuna
non faceva la guerra. La domanda sorge spontanea: "Ma allora, sig. Antonino, eravate
tristi? "No, dottore, di soldi non ce n’erano ma io e i miei fratelli eravamo felici
lo stesso perchè avevamo tutta la gioia di questo mondo e riuscivano, perfino, a
risparmiare soldi: nella campagne c'era l'aria ed il ben di Dio: come mangiare,
mangiavano le cose della campagna e stavamo bene!; oggi un piede di lattuga si fa
solo se annaffiato, oggi la campagna non rende come prima, devi usare i veleni,
altrimenti non si produce nulla, devi mettere antimuffe, antiinsetti…. la campagna
non produce la "pisella" chè si brucia nelle foglie ed i fiori pure per le sfumicate;
io il terreno ce l’ho nell’asse viario dove stanno costruendo; ancora Grazie a Dio,
mi rimangono gli ultimi filari di "Anzolia" e di "Cardinale", perchè a San Paolino
li hanno estirpati tutti; ed i vigneti si devono fare
perchè
altrimenti dobbiamo prendere l’uva da Pachino; una volta il vino buono lo facevamo
noi, ora il mosto lo devo prendere da fuori.... A Milazo un tempo facevamo vino
bianco e vino nero, "u Mascarisi", "u Sangiovisi", "u Novureddu"; nella "Chiana
" facevamo anche quello bianco che veniva forte; già mezzo bicchiere ti ubriacava
perché era naturale e non bruciava lo stomaco, non si metteva la mistura per aumentare
il grado, non si abbeverava e si faceva con l’uva ben "appassoluta"; c'erano gli
ulivi a Brigandì, Bozzello, all’Archi, ad Olivarella, a Merì... al Capo, alla Baronia,
dove per fortuna, ci sono tutt’ora, dalla Baronessa Calcagno, anche all’Ospedale
era tutto ulivi, e l’olio non si comprava a mezzo litro…..
E chiudiamo ricordando i presepi del sig. Santino Bizio di Milazzo, Via Aria, un
signore che ha dedicato una vita al mare e nelle cui vene scorre sangue salso...
perciò anche i suoi presepi non potevano che rispettare questa sua cultura del mare
e, perciò, sono costruiti con conchiglie di Milazzo, l'"aiula pinula", pomice di
Lipari, ulivo, 'a ghiara" che in arabo significa, appunto, la pietra! Ma si sa nelle
vene dei Milazzesi scorre anche sangue arabo!
Grazie, don Antonino e don Santino, grazie a Voi e a tutti i Milazzesi veraci come
Voi, che Iddio li conservi! Claudio Italiano
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