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Milazzo ed i suoi due eroi, Luigi e Giorgio Rizzo, l'uomo del MAS 531

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a cura del S.T.V. (MD) Claudio Italiano

 

vedi anche > Giorgio Rizzo attraverso il racconto del C.te Bellone De Grecis

Ricordo di Giorgio Rizzo, attraverso un libello del padre, eroe Luigi Rizzo, di Milazzo.

E' il 25 Maggio 1977: la Nobildonna, Contessa Giuseppina Rizzo di Grado e di Premuda, in segno di stima e di riconoscimento per alcuni lavori eseguiti alla sua villa sulla Panoramica, regala un libello a mio padre, con su scritta una dedica: "Al gigantesco don Antonino Italiano, dal cuore troppo buono...".

Quel giorno sono presenti, per l'occasione, il sottoscritto e mia madre.. "E' quanto di più caro serbo nel mio cuore - dice la minuta e gracile Giuseppina Rizzo (sono gli ultimi momenti della sua sofferta esistenza) - un libro per pochi amici e familiari, con le lettere di mio figlio Giorgio a suo Padre, raccolte in questo epistolario, con i commenti di mio marito!". La mia famiglia custodisce gelosamente per anni questo libretto, stampato nel 1944 a Trieste dalla Editoriale Libraria S.A., fino a quando, proprio in questi giorni, della serie telefilm "Angeli", rovistando tra le mie sudate carte, lo ritrovo ed il volumetto mi si apre proprio sulla pagina della dedica, mentre avevo appena finito di leggere un articolo su "La Voce" che parla dell'Ammiraglio!

E' un segno: la Contessa e l'Eroe vogliono che Milazzo celebri ed onori la memoria del proprio figliolo, Giorgio Rizzo.

C.te Giorgio Rizzo

E ciò "per un bisogno -come ebbe modo di scrivere il Padre - di trovar balsamo attraverso il tormento della rievocazione".

Il 27 Giugno 2001 ricorrerà, infatti, il 50° anniversario della scomparsa dell'Eroe, Luigi Rizzo, e per l'occasione l'Amministrazione Comunale effettuerà il gemellaggio con la Città di Grado e sarà organizzata una festa per celebrare l'impresa dell'Affondatore...

Tutti parleranno del grande Ammiraglio, ma ritengo che a questo punto, considerato l'affetto dei genitori per il figlio, non si possa tralasciare di ricordare la memoria dell'altro Eroe di Milazzo, appunto Giorgio Rizzo.

Ma chi era Giorgio Rizzo?

Era un giovane, come noi, sanguigno, nato in quei di Genova-Pegli il 5 Novembre 1921, e subito attratto dalla "luminosa vastità del mare", quel mare che "cullò pure i Suoi primi sogni di audaci imprese".

La sua vita, pur se breve, fu intensamente vissuta, "fu severa disciplina", costante allenamento fisico, dominata da sentimenti virili, improntata al senso del dovere e degli impegni, la cui "consapevolezza fu come la linfa segreta del Suo operare e del Suo sentire", così come scriveva il Padre Luigi.

Giorgio, ultimati gli Studi , dapprima a Champery (Svizzera) e poi all'Accademia Navale di Livorno, improntò la sua effimera esistenza ai valori di "Patria ed Onore" che si vedono incisi in uno scritta sotto la bandiera italiana, nel Campaccio dell'Accademia; Giorgio sognava l'azione e la gloria.

Ma l'Eroe volutamente omette nel libello di parlare di quanto hanno scritto o detto di Lui i Superiori e i Colleghi e ciò per "serbare intatta la freschezza degli slanci giovanili, la fermezza del Suo pensiero e del Suo carattere" e noi aggiungiamo, perché Luigi Rizzo era restio ai fronzoli, agli elogi, ed era fatto per le cose pratiche, semplici e modeste.

Al fratello Giacomo, Giorgio scriveva: "Sapessi quanto è duro per noi stare qui (in Accademia) a marcire tra le formule, mentre parecchi carissimi compagni di Accademia hanno già dato la vita".

Giorgio sognava infatti di emulare le eroiche gesta del padre, che Egli ha avuto modo di ammirare a Pegli: " Pegli -scrive il giovane- ha accolto Luigi Rizzo con feste ed onori. Luigi Rizzo è apparso sorridente e modesto, senza decorazioni, ma col suo saluto amorevole e paterno".

E aggiunge: " Confesso anch'io che le accoglienze dei cittadini di Pegli mi hanno commosso. Noi vediamo Luigi Rizzo raffigurato nei libri, ma siamo più fortunati di altri perché ogni giorno lo vediamo per le vie di Pegli. Io come suo figlio sono più fortunato di tutti, perché ogni mattina ho il piacere di ricevere il suo bacio".

 Il 28 Febbraio 1942, finalmente, ultimati gli studi navali per Ufficiale, imbarca sulla "Giulio Cesare", ma presto ne "ha abbastanza di rimanere sul Cesare".. e al fratello riscrive: "Siamo stufi di grattarci..."; E al Padre:" Carò Papà, ricordo la promessa dei MAS" ed ancora il 13 settembre 1942, in un'altra epistola: " Carò papà, non mi troverai noioso se insisto ancora per la faccenda dei MAS".

Ma il padre che è preoccupato per tanta insistenza, temendo di "forzare il destino, vedendo che gli si obiettivava a Roma che il movimento sui MAS era prematuro, che il corso non aveva navigato ecc. " , scrive al figlio "che non se ne occuperà più per motivi di dignità! ".

Tra le righe dei commenti dell'Eroe traspare l'umanità e la preoccupazione del padre, in ciò rendendosi Egli un personaggio assai simile a tutti noi. L'Ammiraglio ha, infatti, il giusto presentimento che qualcosa di negativo gli riserbi il Fato. Ma ecco che finalmente il sogno del giovane Guardia Marina Giorgio si avvera: il 07 giugno 1943 è sui MAS, alla 17 Sq. Mas, che "ha i Mas più veloci, ed è l'Ufficiale della 2.a squadriglia".

Gli impegni adesso si susseguono agli impegni, le missioni a Pantelleria a quelle di Trapani ed alle operazioni militari più delicate: "ho la soddisfazione - scrive al padre - di potervi dire che finora non ho fatto nulla se non per il bene del servizio e per l'onore del mio nome".

Ma un ingiusto destino, aihmè, attende Giorgio, il 16 settembre 1943, a Portoferraio, dove le bombe di un aeroplano tedesco lo uccidono vigliaccamente e "materialmente sulla banchina del porto".

Muore dunque un Eroe, ad appena 22 anni, che aveva sognato di affrontare il nemico "de visu", in combattimento leale a bordo del Suo MAS, Mas "tirato a specchio", armato in coperta con le migliori mitragliere ed i migliori siluri "Whitehead", e al quale "aveva dato tutta la sua appassionata opera per farne uno strumento efficiente".

I tempi purtroppo erano cambiati. Scrive di lui il Padre Luigi: " sognò la gloria, la gioia, il successo, e invece, perì tragicamente, tradito da un destino che non meritava". E ancora aggiunge alla fine delle epistole: " Il lutto per la perdita del figlio e per la sciagura della Patria è inconsolabile! Nel rapirlo ai vivi ha forse Iddio voluto risparmiare alla Sua anima ardente il peso di tanta tragedia, l'ombra della umiliazione ed il tormento dei dolori che ancora ci attendono...".

La morte giunse, come dicevamo,  a Portoferraio, per bomba di aereo tedesco, mentre cercava di mettere in salvo un motoscafo per abbandonare l'isola d'Elba dirigendosi verso la Corsica o la Sicilia. Una tragica fine che lasciò una profonda ferita nell'animo paterno.
Il corpo dell'Eroe dapprima non fu subito repertato e riconosciuto; il padre si precipitò in zona: gli fu presentato il cadavere di un uomo di appena 1,60, completamente rigonfio e deformato, con la colonna spezzata,  ripescato nelle acque attorno all'isola. Era impossibile riconoscerlo perché Giorgio Rizzo era un bel giovanotto, alto quasi 1,90 !

Il padre lo riconobbe, però, dalla biancheria intima, che recava la matricola del giovane Eroe, perché tutti i militari che avevano fatto l'Accadademia Navale, ricevevamo la biancheria con i codici matricolari ricamati sopra.

Il C.te Giorgio Rizzo ben sapeva che i nemici lo avrebbero attaccato ed in quella circostanza, qualche giorno prima del tragico appuntamento con l'ineluttabile evento, congedò da lui il giovane marinaio Bellone De Grecis, con la scusa che gli doveva comprare i tabacchi, e che era un'ordine (sic!), perchè considerato da lui troppo giovane per morire (cfr >> Il racconto dell'ultimo uomo del MAS 531, il C.te Bellone De Grecis), il motorista del famoso MAS 531, quello che finalmente Giorgio aveva equipaggiato con i siluri Whitehead 200, veloci e potenti.  Il nemico, però, lo colpì vigliaccamente dal cielo; con lui moriva l'ultimo Cavaliere della storia, un Uomo che si era sempre battuto ad armi pari col nemico, come aveva fatto il padre. Di Luigi, basti ricordare, che gli uomini delle navi colpite si salvarono quasi tutti, perchè l'intento non era stato quello di colpire gli uomini ma i mezzi.

Questo era stato il nobile Luigi Rizzo, Uomo d'altri tempi,  temprato ai doveri ed all'Onore, deluso dagli eventi e dalla Patria in sconquasso! 

Ed infatti, a quanti a Milazzo avevano modo di fermarlo, scrollando le spalle, rispondeva con lo sconforto del patriota, che non sapeva se fosse valso a qualcosa quanto compiuto!

            

      Onori ai due Eroi Milazzesi e che siano d'esempio a tutti noi !

STV (MD) Claudio Italiano

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