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Castello di Milazzo,

dalla preistoria all'epoca spagnola

di Anna Parisi

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La storia del Castello di Milazzo

Monumenti Milazzesi

Il nostro Duomo Antico
Villa Vaccarino
Il Monumento ai Caduti
Chiesa de Carmine
La fontana del Mela
Torri avvistamento
Il Palazzo dei Vicere'
Tabernacolo di Gagini
Chiesetta Spirito Santo
Milazzo, archeologia - fonti

Il Castello di Milazzo complicato intreccio di storie diverse e di diverse culture, si arrocca su un promontorio alto circa 120 m sui livello del mare. Per la sua felice posizione geografica, questo promontorio, detto dai greci μυλαϊ, che significa "grosso masso",  o "grande mola"  o "mulazza", fu conteso da tutti i  popoli del mediterraneo. Infatti, chi proviene dal mare, scorge un grande scoglio a forma circolare, lo scoglio della Portella, che appare come una grande macina o mola, enorme, appunto, una mulazza.  La leggenda vuole che lo stesso Polifemo, infuriato ed accecato dall'astuto Odisseos, avesse scagliato lo scoglio della Portella contro l'eroe greco, nel tentativo di affondargli le navi.

 La sua conformazione fa supporre, che anticamente sia stato un'isola appartenente alle vicine Eolie, e con esse ebbe per molto tempo in comune la cultura e la storia; si pensi al periodo della civiltà del Milazzese o a quelli successivi, Ausonio I ed Ausonio II, corrispondenti al 1200 a. C. circa, attestati anche a Milazzo, proprio nella valle a nord-est del castello.

La necropoli in contrada Caravello, dove sono state trovate tombe che rivelano sia il rito dell'incinerazione, sia quello dell'inumazione, caro ai popoli del sud-est del mediterraneo, ci fa ipotizzare l'esistenza di un'acropoli sul promontorio, già dal 4000 a.C. è con i Siculi che la pianura, formatasi dai detriti dei fiumi Floripotema e Mela, divenne un florido centro agricolo; questa popolazione fu sottomessa, intorno al 6° secolo a.C. dalle popolazioni greche di Zancle (l'odierna Messina), e quindi Milazzo fu trasformata in una "polis" fortificata.

La sottomissione a Messina durò fino al 270 AC, quando il siracusano. Gerone II, occupò Milazzo. In un punto di transito delle rotte commerciali, divenne porto sicuro per le navi che da Roma si dirigevano nelle numerose colonie del basso mediterraneo, da dove importavano soprattutto olio e grano. Proprio questo tratto di mare è stato teatro di due importanti battaglie navali:

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Le Necropoli greche e Romane a Milazzo 

Necropoli orientale e meridionale di Milazzo

Video sul Castello Castello by Compagnia
del Castello, con Elvira Resta

Nel 260 a.C. la prima guerra Punica, tra cartaginesi e romani, guidati da Caio Duilio, in cui furono usati, per la prima volta, i famosi ponteggi ad uncino, che agganciavano le navi nemiche.

Nel 36 a.C. Milazzo diventava importante base navale di Sesto Pompeo, e nelle sue acque era combattuta una battaglia che si concludeva con la vittoria di Ottaviano su Sesto; in seguito a ciò, alla città fu consegnata l'aquila, come simbolo civico, con il motto "Aquila mari imposita Sexto Pompeo superato". 

Il 12 luglio del 1997 nella Sala del Parlamento è stata inaugurata una Mostra d'Archeologia Subacquea.
Nel momento in cui la nuova religione islamica fece degli arabi un popolo unito e compatto, iniziò la conquista mussulmana del mediterraneo.

Essi, dopo essersi impadroniti delle maggiori isole del mediterraneo orientale, nell'836 si trovavano in Sicilia, in tutta la provincia di Messina, e nell'843 Fadh Ibn Giàfar, espugnò Milazzo.
Gli arabi trasformarono quest'ultimo in un florido centro agricolo e commerciale, con la creazione del vallo di Milazzo e con l'introduzione della pesca del tonno su tutto il litorale di ponente, e non solo nella nostra arca.

La prima costruzione visibile, ancora oggi, sul nostro promontorio è la "Torre Saracena", definita erroneamente così, quando in realtà si tratta di  una Torre Normanna, probabilmente del 10° sec, di cui però, non abbiamo notizie certe. A fianco potete vedere un'immagine storica del 2006. Oggi la scalinata è stata demolita durante lavori di restauro ed ha fatto emergere alla luce un bellissimo pavimento normanno che è possibile vedere nelle foto a seguire. 

Essa si ergeva sul promontorio insieme a basse costruzioni e "dilettosi giardini",come ci tramanda lo storico arabo Edrisi nel suo "Libro di re Ruggero", intorno al 1138, con un'altezza pari al doppio di quella odierna. Oggi ci appare nel suo insieme, come il risultato delle trasformazioni fatte dagli Aragonesi, in seguito. Essa, infatti, fu abbassata per evitare che, colpita potesse rovinare sul mastio; la sua base fu ridotta per lasciare posto alla nuova rampa di scale che portavano alla sala del parlamento, e aperta per adattarla a carcere. L'eredità araba fu ripresa dai nuovi conquistatori: i Normanni.

Essi furono abili politici c navigatori, ma non avevano una propria arte, quindi si appropriarono "di quella araba proteggendola e diffondendola in tutta la Sicilia. L'invasione dell'isola fu capeggiata da Ruggero, figlio di Tancredi d'Altavilla, con una crociata cristiana contro gli infedeli, nel 1061. La dominazione normanna si concluse nel 1186, quando Enrico 6°(figlio di Federico Barbarossa), sposò Costanza d'Altavilla, cosi il castello passò in mano agli Svevi ma la sua morte prematura, nel 1197, creò un vuoto di potere sia in Germania, perchè imperatore, sia in Italia, in quanto re di Sicilia. Il Papa di quel tempo, Innocenzo III, approfittò di ciò per imporre il suo ideale teocratico, facendo rinchiudere il figlio di Costanza, il piccolo Federico II, a Palermo. In seguito ad alcuni fortunosi eventi, Federico II di Svevia riuscì a riprendere il suo posto, dando una svolta decisiva alla storia ed alla cultura del nostro paese. Egli fu il grande ideatore della Scuola Poetica Siciliana, da cui mossero i primi passi gli Stilnovisti.

Con la Costituzione di Melfi del 1231, "Primus Inter Pares", accentrò il potere nelle sue mani, contrastando il Papa. Fece della Sicilia la base della sua potenza economica e militare, rafforzò, quindi, i castelli di Augusta, Lentini e Milazzo, come rivelano le lettere tra il sovrano e il suo architetto, Riccardo da Lentini, intorno al 1237. Il nostro castello rispecchia, nella sua semplicità, le caratteristiche dei castelli svevi sparsi in tutta l'Italia meridionale:
- pianta quadrangolare con otto torri disposte in posizioni strategiche, 4 agli angoli, secondo i punti cardinali e 4 mediane, a metà di ogni singolo lato, per rafforzare le mura;
-ingresso principale, con secondario sul lato opposto, ormai chiuso e nascosto dalla costruzione di"nuove" celle.
Legato alla cultura araba, Federico II portò il suo amore per questa cultura anche nella nostra fortezza; ciò spiega alcune caratteristiche presenti anche nella Sala del Parlamento. Questa grande stanza destinata per le riunioni pubbliche, è costituita:
 - da quattro archi a sesto acuto in pietra lavica, che la dividono in 5 campate;
- da 2 grandi finestre, una delle quali nel vano minore non visitabile, che presumibilmente erano delle bifore;
- da un grande camino che originariamente occupava la zona centrale dell'ampio locale.

Sotto potete vedere una "chicca", si tratta di un selciato originale normanno riesumato durante lavori di restauro ai piedi della Torre Normanna, erroneamente definita Torre Saracena.

Video sul Castello Castello by Compagnia
del Castello, con Elvira Resta

Potete ammirare l'aspetto a "schiena di pesce", che era molto conosciuto dai Normanni il cui motivo, a comprova dell'originalità del selciato, è riportanto nella sommità della Torre. Il pavimento è realizzato con mattoni di origine romana, che i Normanni avevano, per così dire, presi in prestito e riutilizzato, com'era nel loro costume, da qualche opera ancora più antica, appunto di origine romana.

La pietra lavica è presente in tutto il castello, non solo perché cara agli arabi e a Federico II, ma anche perche' economica. Essa era importata dalle isole Eolie, quindi il suo trasporto, in quanto per via mare, era meno costoso. La pietra lavica, molto resistente, utilizzata, infatti, per rafforzare i cantonali delle torri, è usata anche come decorazione sulla cinta aragonese, meglio su una parte di mura che risale probabilmente al tardo 1300. La decorazione rappresenta un "Magico Insetto", uno Scarabeo che anticamente era legato alla simbologia del sole.
La sua posizione verso oriente ci fa pensare ad un significato geo-astronomico che indica il solstizio d'estate, anche se non mancano altre ipotesi, quale quella che dà all'insetto il significato di inespugnabilità del castello, molto cara agli arabi, in effetti, il nostro castello è nato come fortezza, e nel suo genere e uno dei più grandi in tutta Europa. Prima di parlare degli interventi che gli aragonesi fecero sul nostro promontorio dal 1442 al 1503, dobbiamo ricordare la dominazione angioina (1268-1435). in questo periodo di 165 anni, si susseguirono sci re, due regine e varie guerre L'evento più importante che si ebbe in quegli anni fu la guerra dei Vespro del 1282, durante la quale gli Angioini furono scacciati completamente dalla Sicilia. I Siciliani si appoggiarono a Pietro III d'Aragona, che aveva sposato la figlia di Manfredi, Costanza di Svevia, e con la Pace di Caltabellotta del 1302, si stabiliva che la Sicilia sarebbe passata sotto la casa aragonese, con Federico III d'Aragona. Un'altra data da ricordare, nell'ambito della lotta tra Aragonesi e Angioini, è il 1295, anno in cui, tra novembre e dicembre, si riunì il General Parlamento di Sicilia, presieduto da Federico II d'Aragona per giudicare il fratello che voleva donare la Sicilia a Carlo d'Angiò. Proprio da allora, la stanza voluta da Federico II di Svevia, con Federico II d'Aragona, fu chiamata del Parlamento.
In questo periodo di precarietà i sovrani non ebbero molte occasioni per occuparsi del nostro castello, solo Alfonso d'Aragona ebbe la possibilità di realizzare nuove opere difensive e di rafforzare con una struttura a scarpa, le mura più antiche.
Alla cortina furono affiancati 5 bastioni semicilindrici a scarpa, per potere unire le cannoniere agli archi e alle catapulte due di questi bastioni, che hanno dimensioni diverse, nascondono l'ingresso lardo gotico, sormontato dallo stemma dei reali di Spagna, Isabella e Ferdinando "I Cattolici".

Esso raffigura l'aquila di San Giovanni che regge lo scudo della Spagna unificata con gli emblemi araldici degli antichi regni di Castiglia, Aragona, Leon, Navarro e Granata. Al primo ventennio del 1300 risale la costruzione del Palazzo dei Giurati, segnato da un marcapiano e da paraste in pietra bianca. Tra il 1616 e il 1637, accanto a questa prima costruzione, nata sull'arca di una piccola chiesa del S. Salvatore, fu creato, sul corpo quattrocentesco di nord-est, il Monastero Benedettino. In seguito, una parte del palazzo dei Giurati fu trasformata in nuova chiesa del S. Salvatore con abside quadrangolare. Nel 1755 l'edificio, ristrutturato e riadattato divenne Sede del Senato della città e banco pubblico, fino al 1801, quando i magistrati si trasferirono nella parte bassa della città.

Durante la dominazione Spagnola, la città vive un momento di grande splendore e accresce la sua importanza strategica, per questo e racchiusa da una nuova cinta muraria. Milazzo diviene un fondamentale nodo strategico per la difesa dell'isola, investita dal pericolo della guerra franco-turca, perciò si costruiscono torri d'avvistamento e nuovi quartieri militari. A tale scopo nel 1585 venne dato inizio alla costruzione, ai piedi della città murata, di grandi edifici che servivano da presidio militare, queste sedi fuse, abbandonate, divennero le prime dimore della popolazione sulla piana, dando inizio alla creazione della città così come la conosciamo oggi.

La costruzione della nuova cinta muraria voluta da Cario V di Spagna ( che stanziò per fortificare Siracusa, Trapani e Milazzo, intorno ai 100.000 fiorini ), fu iniziata a partire dal lato nord, nel 1523 dal iceré di Sicilia Ettore Pigliatelli. Fu ultimata attorno al 1575, dopo aver visto gli interessamenti del viceré dei Gonzaga, Marcantonio Colonna e di Lorenzo Suaiez De Figueroa al servizio di Filippo III di Spagna. Fra gli architetti regi che si dedicarono alla costruzione di queste due robuste muraglie parallele unite da una grande volta a botte, ricordiamo: il bergamasco Antonio Ferramolino, il palermitano Orazio Del Nobile, il fiorentino Camillo Camilliani e il monrealese Pietro Novelli.

Mi soffermerei su questi ultimi due artisti, il primo perché autore del progetto rinascimentale del Duomo, il secondo, perche a lui si devono, non solo i due revellini al di fuori delle mura spagnole, in arguito allo stanziamento di 5.000 fiorini, intorno al 1643, ma anche gli altari in marmi policromi che anticamente si trovavano all'interno del duomo, poi distrutti, quando fu adattato a ospedale, dai garibaldini.
Il Duomo iniziato nei 1608, come si e già detto da Camillo Camilliani, discepolo di Michelangelo, è uno dei pochi esempi d'arte tardo-rinascimentale in Sicilia. Nel 1600, infatti, nell'Italia dei sud troviamo già diffusissimo il barocco inaugurato e benedetto nel 1616. Nel 1642 fu solennemente dedicato a Santa Maria Assunta, nel 1698 si ebbe la posa della prima pietra della sacrestia, poi inaugurata nel 1704, le cappelle marmoree del SS Sacramento e della Madonna delle Grazie, vennero ultimate nei 1724. Nel 1680 la chiesa fu consacrata a Santo Stefano.

Il chiaro timbro toscano è individuato all'esterno dalle paraste a coppia a forte rilievo in pietra arenaria, con capitelli corinzi e compositi, scolpiti da Domenico La Maestra nel 1621. Il coronamento che fu completalo nel 1696 non prevedeva l'innalzamento di una torre campanaria, per non turbare l'equilibrio dell'ambiente circostante, mentre la cupola fu ridimensionata nell'altezza e privata di tamburo per non ostacolare il tiro delle artiglierie Quest'inconveniente è stato felicemente risolto con lo slancio dato alla curva della cupola
 

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