BARTOLO CANNISTRA' - LUGLIO 2011 - MilazzoNostra
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battaglia di Milazzo ebbe un risultato, per Garibaldi, peggiore di quello di Calatafimi.
Alla fine vinse, ma fu una vittoria di Pirro. Il governo piemontese
aveva inviato in Sicilia il gen. Medici con 21.000 uomini bene armati a bordo di
34 navi. Il 17 Luglio il Maring era stato assalito da una moltitudine di garibaldini.
Egli non solo li respinse, e li mise in fuga, ma catturò circa cento piemontesi,
trovati con il foglio di congedo in tasca. Più tardi Bosco mandò Marra che occupò
la posizione di Archi e ne scacciò i garibaldini. Infine , avendo saputo che Medici
si preparava a vendicar l'onta della disfatta col numero, il mattino seguente,
senza che il nemico osasse apparire, fece rientrare a Milazzo tutte le truppe.
Medici, intanto, per sottrarsi alla battaglia, seguendo il costume di Garibaldi,
mandò a Bosco un certo Zirilli di Milazzo con la missione d'invitarlo ad un abboccamento;
ma gli fu fieramente risposto che i soldati del re erano lì per combattere e non
per parlamentare. La mattina del 20 luglio avanzarono verso Milazzo i battaglioni
piemontesi con la camicia rossa e numerose bande di mafiosi e avventurieri siciliani.
I prigionieri della truppa piemontese travestita da garibaldini, dicevano che erano
diecimila tra soldati sardi, garibaldini del continente ed esteri, oltre alle bande
siciliane. Avuto riguardo alla grandissima ineguaglianza delle forze, quella lotta
sembrava quella di un pigmeo contro un gigante. I soldati di Bosco tennero testa
ad un nemico dieci volte più numeroso, slanciandosi in mezzo alle numerose e serrate
schiere garibaldine. Bosco, uomo di statura gigantesca, montato sopra il focoso
cavallo suo preferito, Ali, roteando la sciabola, si gettava contro le schiere nemiche
recando scompiglio e morte, incitando a gran voce i soldati, che, vedendo sempre
alla loro testa il loro comandante sfidare qualunque pericolo, combattevano da valorosi.
I garibaldini, invece, combatterono sempre da dietro i ripari, e mai allo scoperto,
e non li si vide mai fare uso della tanto celebrata baionetta. Infine Bosco, vedendosi
assalito da forze numerosissime e fresche, e mancando di nuove truppe con cui sostituire
quelle stanchissime per contrapporle alle traboccanti falangi nemiche, ordinò una
ritirata lenta e sempre combattendo, ritornando a Milazzo per pugnare casa per casa
contro il preponderante ma vulnerato avversario. I milazzesi scesero in strada per
aiutarlo. Ma intanto giungeva da Palermo la fregata napoetana Tukory che il traditore
Anguissola aveva ceduto ai garibaldeschi. Essa, sostenendo il fianco sinistro del
nemico, sbarcava uomini e munizioni, e poi, ormeggiata nel porto, aprì il fuoco
contro le truppe regie. Intanto, il forte era mitragliato dalle navi garibaldine,
rubate ali 'Armata borbonica, e da quelle della Royal Navy britannica, mentre ali
'orizzonte sul mare, si profilava una squadra navale anglo-statunitense. Così, giudicando
poco sicuro lasciare i soldati dentro Milazzo, ove la notte potevano essere mitragliati
dal Veloce, Bosco ordinò la ritirata nel Forte, che avvenne in buon ordine e con
l'onore delle armi da parte garibaldina. Bosco peraltro aveva le sue ragioni di attirare il nemico dentro la città: sperava che Clary lo prendesse alle spalle
intrappolandolo in case percosse dal forte. Ma Garibaldi non era né scemo né pazzo,
e l'essersi buttato imprudentemente a capofitto su Milazzo, difesa da un forte
e da una brigata di soldati dei quali aveva sperimentato il valore, con una armata
di 22 mila uomini che da Messina poteva prenderlo alle spalle, e col timore che
il governo napoletano mandasse altra truppa da Napoli, dimostra come egli fosse
certo del fatto suo: aveva assaltato Milazzo sicuro che nessuno lo avrebbe assalito
alle spalle.
Infatti Clary diceva che non poteva mandare rinforzi per non sguarnire
Messina, che gli mancavano i mezzi di trasporto via mare, che era imprudente e pericoloso
mandarli per terra. La difesa del forte di Milazzo fu eroica e molti dei "duo siciliani"
si distinsero per coraggio ed eroismo, ma esso non poteva resistere a lungo. Era
un castello costruito alla maniera antica, mancava di tutto, e dal colle che lo
domina i soldati erano assai molestati dal nemico con fuoco di fucileria. Non vi
erano opere esterne, solamente due bastioncelli e un rivellino informe. Vi era una
sola batteria con cannoni antichissimi, forse dei primi che si fusero. Vi erano
scarsi viveri, acqua pochissima e inquinata. Garibaldi inviò un messaggio a Bosco,
intimandogli di arrendersi con tutta la guarnigione, altrimenti avrebbe fatto passare
al fil di spada tutti gli assediati. Bosco rispose che preferiva piuttosto combattere
alla disperata o saltare in aria seduto su una mina. Allora il Nizzardo, comprendendo
che non avrebbe mai accettato di cedere il forte e la piazza di Milazzo, telegrafò
ai suoi amici di Napoli, che circondavano il Re, sollecitandoli a mandare un altro
per concludere la capitolazione. Intanto Clary, mentre confabulava in casa del console
sardo col Medici mandato da Garibaldi a Messina per mettersi d'accordo con lui,
telegrafò a Bosco che i rinforzi erano già partiti. Un grido di trionfo echeggiò
per la fortezza, il nemico intese ed allibì. La guarnigione si preparò a uscire
dal forte e a piombare sul nemico. I soldati frementi di battersi, aguzzavano lo
sguardo sul mare e sui monti per scoprire il soccorso promesso da Clary. Invece,
da Napoli arrivarono tre fregate borboniche non per combattere, ma per trattare
la capitolazione e l'abbandono del forte. Bosco uscì dal forte a piedi, alla testa
delle sue valorose truppe, che s'imbarcarono mestamente su quelle navi in cui avevano
invano sperato di vedere arrivare rinforzi capaci di fargli sgominare il nemico.
L'amarezza era aumentata dal ludibrio che di loro si presero i Sardi che fecero
fìnta di bombardarli. Questa fu la battaglia che Garibaldi "vinse " a Milazzo. Ma, in verità, durante la battaglia, chi vide
Garibaldi? Da "uomo prudente e preveggente ", fin dal principio della lotta aveva
lasciato il Medici al centro, e si era rifugiato sul Veloce: nella giornata di Milazzo,
si espose pochissimo, e solamente al cominciare del combattimento. Dumas ed altri
propalarono la notizia che il capitano Giuliani era stato ucciso in duello da Garibaldi,
ma in realtà "l'eroe " seguiva la battaglia da bordo della fregata, più comoda e
sicura in quel terribile frangente. E buon per lui che non fosse venuto a duello
con Bosco! Dopo la capitolazione Garibaldi volle i due cavalli di Bosco, mentre
agli altri ufficiali superiori furono lasciati quelli che avevano: questa bassa
vendetta del dittatore onora Bosco! E che dire dei garibaldini? C 'erano avanzi
di galera e di tutte le piaghe sociali che ardivano scimmiottare gli altri, atteggiandosi
a fratelli liberatori, mentre perpetravano nefandezze degne dei più volgari briganti.
" oppure cfr
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