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Una conferenza di Benito Mussolini sulla battaglia di Milazzo del 260 a.C.

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per gentile concessione di Milazzo Nostra N. 24 editoriale il Punto - Milazzo

Della battaglia navale di Milazzo, in cui nel 260 a. c. i Romani sconfissero la flotta cartaginese, oltre (alle ricostruzioni di storici illustri, ne esiste anche una scritta -o, almeno, letta - da un autore particolare : Benito Mussolini, che trattò l'argomento in una conferenza tenuta per I'università degli stranieri, il 5 ottobre 1926, nel Salone dei Notari del palazzo dei priori di Perugia e pubblicato lo stesso anno in un fasclcolo della collezione " Politeia".
Non è questa la sede per domandarsi se il breve saggio,  fondato su una ricca bibliografia e contenente anche alcune notazioni critiche, sia effettivamente opera di Mussolini, ciò che qui ci interessa è sottolineare la sua attenzione per la prima vittoria navale romana nelle acque di Milazzo e per quelle successive costituisca certamente uno dei fattori  che portarono al "mito " fascista del Mediterreneo inteso come Mare Nostrum.

 

E questa considerazione rende la conferenza qualcosa di più di una semplice conferenzae qualcosa di più di una semplice curiosità. Infine, una breve nota per precisare che Jack La Bonina a cui Mussolini accenna e con cui polemizza è lo pseudonimo di Vittorio Augusto Vecchi (1842-1932), che partecipò alla battaglia di Lissa come ufficiale della Marina e fu tra i fondatori dello Yacht Club italiano e della Lega Navale italiana, e scrisse, tra l'altro, una Storia della Marina Militare, pubblicata nel 1892. *Signore! Signori! Prima di cominciare debbo fare una premessa. Non attendetevi da me cose nuove o peregrine, né attendetevi un discorso eccessivamente lungo, Mi sono invece ripromesso di farvi in una sintesi necessariamente ampia, la storia di Roma antica. E non ho inventato nulla, anzi voglio dirvi subito la bibliografia del mio spirito: Gino Luzzato, Storia del commercio; Corazzini, Storia della Marina militare; Ettore Pais, Storia critica di Roma; Ferrero e Barbagallo, Roma antica; Gaetano De Sanctis, L'età delle guerre puniche; Augusto  Koster Das antike Seewesen; Vecchi (Jack La Bolina), Storia generale della Marina militare" ;  Léon Homo, L'Italie primitive et les débuts de I'imperialisme romain; Momsen, Storia di Roma antica; Ettore Pais, Ricerche sulla storia e sul diritto pubblico di Roma ed altre minori.

E' nella primavera del 260 a.C. che la prima flotta militare romana si spinse, costeggiando, verso lo stretto di Messina, dopo che il primo scontro navale era stato particolarmente umiliante per i Romani. Nelle acque di Lipari un ammiraglio cartaginese aveva catturato con sole 20 navi 17 navi romane. Che i Romani fossero inferiori ai cartaginesi come strategia e tattica  marinara nessun dubbio; che le loro navi non fossero costruite con tutti i perfezionamenti tecnici è anche vero, ma nella battaglia di Milazzo i romani introdussero la novità del corvo o rampone col quale agganciavano le navi nemiche, vi saltavano sopra e finivano per combattere come sulla terra ferma.

E' evidente che, mentre i legionari romani si trovarono a combattere nelle condizioni così tradizionali, la scienza dei cartaginesi fu sorpresa e travolta dalla novità dei rostri e la battaglia si concluse con una clamorosa disfatta cartaginese. Nel primo volume della sua Storia generale della Marina militare, Jack La Bolina esalta la novità del rostro che mutò la scherma navale. Con parole che hanno sempre un acuto sapore di attualità, Jack La Bolina dice che "ogni radicale e razionale mutamento di tattica, quando giunge inavvertito ed inatteso, trae per conseguenza la vittoria nel campo del riformatore".

Nella storia marittima è continuata la vicenda fra I'arma messa lungo il fianco e quella riposta nell'estremità anteriore. Dopo aver chiamato battaglia modello quella di Milazzo, il La Bolina aggiunge che "dai trionfi dei romani si riconosce anche una volta che l'ordinamento marittimo era adulto appo loro", il che, mi permetto di osservare, contrasta con quanto da altri si afferma e sovrattutto coi disastri da cui furono percosse le flotte romane, disastri dovuti, in massima parte, all'imperizia degli ammiragli, come lo stesso Jack La Bolina riconosce due pagine dopò quando dice:  "ll fatto dei naufragi giganteschi è gravissimo; piuttosto che all'architettura delle poliremi, meno stabili  che le triremi, io ne attribuisco la cagione alla inesperienza dei capitani e degli equipaggi nuovi".

I cartaginesi perdettero 50 navi, delle quali 13 colate a picco, nonché 3000 uomini uccisi e 7000 prigionieri.  Se la vittoria terrestre di Agrigento aveva entusiasmato il popolo romano, la vittoria di Milazzo portò questo entusiasmo al delirio.  Il mito cartaginese era in frantumi. Cartagine era stata battuta sul mare, Roma aveva vinto anche sul mare. Nessuno si stupisce se a Caio Duilio, che si può chiamare il primo  ammiraglio di Roma, furono decretati onori trionfali. Negli anni successivi le due flotte non compiono nulla di particolarmente importante.

La storia non registra che gli scontri di Sulci e di Tindaride, mentre si preparava la grande battaglia di Ecnomo ( Licata). Fu nell'estate del 256 che i romani veleggiarono verso il sud con una flotta imponente di 330 navi lunghe e coperte. Dopo una sosta a Messina costeggiarono sino a Capo Pachino e di qui voltarono verso Ecnomo, dove un loro esercito terrestre li attendeva. I cartaginesi a loro volta, dopo aver sostato a Lilibeo (Marsala), mossero con ben 350 navi incontro alla flotta romana.

Totale degli equipaggi romani 140.000 uomini, dei cartaginesi 150.000. Bastano queste cifre per collocare quella di Ecnomo fra le più grandi battaglie navali della storia. Di questa battaglia Polibio, che ne scrisse appena novanta anni dopo, dà un'ampia per quanto non completa relazione. Ammiragli cartaginesi Amilcare ed Annone.

Ammiragli romani Lucio Manlio Vulso e Marco Attilio Regolo. In questa battaglia i romani realizzano un concetto tattico: dispongono cioè la loro flotta a triangolo con un lato verso terra, mentre i cartaginesi si erano dìsposti in linea, di fronte. Il cuneo romano sfondò e spezzo questo fronte separandolo in due parti che furono circondate e battute. La disfatta dei cartaginesi fu grandissima. Trenta delle loro navi furono affondate; dei romani soltanto venti.

Ma mentre nessuna nave romana fu catturata i cartaginesi ne perdettero sessantaquattro.  Con questa vittoria Roma ritenne che fosse ormai libero il mare d'Africa e si accinse a portare la guerra sul suolo nemico.  Così avvenne. I Romani sbarcarono e presero Clupea. Ivi restò a presidiarla Marco Attilio con 40 navi, 15.000 fanti e 500 cavalli, mentre I'altro console se ne tornò a Roma col bottino della battaglia di Ecnomo.

PS. In riferimento a questa battaglia ed al fatto che Roma impose l'Aquila a Milazzo, dopo la sconfitta di Sexto Pompeo (da qui la dicitura nello stemma della citta' che recita " Aquila a mari imposita Sexto Pompeo superato", fu eretto il monumento di Piazza Roma, che ricordava i caduti delle guerre e faceva riferimento alle colonne rostrate, simbolo delle battaglie romane in mare, con impiego del rostro e degli uncini, per il combattimento.

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