Milazzo celebra la memoria di Aldo Moro dedicando al grande statista la nostra strada panoramica

S.E. Mons. Giovanni Marra e la figura di Aldo Moro: un uomo giusto, mite e saggio.

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Aldo MoroIl 16 marzo 1978, il presidente dell'allora Democrazia Cristiana italiana, On. Aldo Moro, venne sequestrato a Roma a Monte Mario in via Fani dalle Brigate Rosse e gli uomini della sua scorta vennero assassinati. Viene rapito mentre si stava recando in Parlamento per partecipare al dibattito sulla fiducia del nuovo governo Andreotti costituito con l'appoggio e l'ingresso del PCI nella maggioranza programmatica e parlamentare, da Moro ampiamente favorito.  Passano 53 giorni di lacerazioni politiche, Vennero mobilitati politici di ogni Paese, lo stesso Papa Paolo VI, addirittura Cosa Nostra: invano. Il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia, lo statista venne ucciso dalle Br. Il suo corpo sarà trovato nel bagagliaio di una Renault R 4 rossa, posta emblematicamente a metà strada tra Piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure.

Il discorso di S.E. Mons. Giovanni Marra: un uomo giusto, mite e saggio.

La vedova di Aldo Moro, sig.ra Eleonora, chiamata affettuosamente dal marito, Noretta, mentre è accolta dal vescovo, S.E. Mons. Giovanni MarraMilazzo, piazzale del Duomo Moderno, 21 settembre 2003, ore 9:50, giungono la vedova di Aldo Moro, sig.ra Eleonora, una donna gracile, anziana, composta nel suo lutto e l'inseparabile la figlia Agnese, che la accompagna, una signora distinta, coi i capelli brizzolati ricciuti, che ci ricordano il padre, come lui sorridente e disponibile, che più in là, si intratterrà affettuosamente con la gente. La figlia Agnese, come si dirà nell’omelia, era assai cara al padre e più volte ricordata nelle sue ultime lettere. Insieme ad esse entrano numerose le Autorità civili e religiose, fra cui S.E. Mons. Giovanni Marra, don Gaetano Modesto e don Santino Colosi.

 S.E. Mons. Giovanna Marra, che, come si è autodefinito egli stesso, è legato da un affetto particolare alla Città del Capo, che segue nelle vicende ambientali dell’istituenda Riserva del Capo, stavolta all’omelia, in una chiesa madre gremita di folla, traccerà la figura del grande Statista ed amico, Aldo Moro.

 Entrano, dunque, in chiesa tra lo scrosciante applauso dei fedeli di Milazzo, raccolti in preghiera con i familiari del grande Statista. E quando, finalmente, prende la parola il vescovo, un'attenzione ed un affetto speciale ci prende tutti...

Il Duomo di Milazzo durante la S. Messa del 21 settembre 2003; S.E. mons. Giovanna Marra sta tenendo l'Omelia “E’ una sofferenza – dice – per tutti, per il popolo italiano ma anche e soprattutto per la famiglia ricordare la perdita dell’Uomo, che è ancora nel cuore di tutti, di colui che dimostrò particolare sensibilità al  problema del terrorismo. Memoria che non può essere taciuta, né dimenticata – aggiunge- se la storia è maestra di vita; noi dobbiamo partire da quel tempo di sofferenza e di travaglio che fu il  ’68, anno che doveva portare novità, ma che, invece, nel ’70 è degenerato: infatti alcuni giovani,  che sembrava dovessero nutrire alti ideali, invece intrapreso la strada sbagliata, che ha portato solo dolore e morte. Ecco perché la storia è maestra di vita ed ecco perché dobbiamo ricordare quel tempo in cui la figura di Aldo Moro si elevava sopra tutti, per la struttura morale e culturale dell’uomo".La S. Messa è accompagnata dal canto dei ragazzi della parrocchia con chitarre, organo e percussioni

 E qui si sofferma sul Vangelo di oggi,  dove si cita il giusto e le insidie che gli vengono tese e sulla lettera di San Giacomo che tratta delle passioni umane che conducono alle guerre, per ottenere non ciò che ci è utile ma ciò che torna al nostro piacere, attraverso la lotta fraticida.

 “Aldo Moro è stato colpito – dice – perché era la persona più rappresentativa della democrazia italiana del tempo; pensiamo alle sofferenze dell’uomo rinchiuso, in una condizione di umiliazione umana. Riconosciamo la mitezza del suo carattere e lo statista era un uomo mite; bastava guardare il suo volto sorridente; in quei terribili 55 giorni di prigionia aveva tentato in vario modo di scuotere gli animi, attraverso le sue lettere, ma queste erano considerate dettate da pressioni sull’uomo. Lo Stato di quel tempo non poteva compiere gesti di grande levatura che potessero  salvare la vita di un innocente! Ma Moro era un uomo di fede, non per niente era stato nel ‘ 45 presidente della FUCI  e – sottolinea – in tempo di fascismo. Aveva così forgiato la sua conoscenza ed il suo carattere alla luce di Dio e come il Cristo ha alzato gli occhi al cielo per donare la sua vita, condannato ad una morte infame, drammatica..” e qui richiama ancora la figura del Vangelo appena letto, del Cristo e della sofferenza. E mentre parla così un raggio di luce colpisce il nostro bellissimo Crocefisso del 1400, quasi a significare che anche il Cristo si illumini a quelle parole!

"La sapienza di Aldo Moro era pura, pacifica e riusciva sempre nelle contese, districandosi fra le correnti politiche, a riportare la pace ed a mettere tutti d’accordo, unendo tutto ciò che era diviso. Le guerre vengono dalle passioni degli uomini e qui ci riferiamo alle B.R., a costoro che erano animati da passioni che erano dettate da utopie. Il Vangelo di oggi della prima lettura si riferisce al Cristo ed il Figlio dell’Uomo che è stato consegnato alla Croce, il terzo giorno è risuscitato. Questi versi li possiamo riferire anche ad Aldo Moro – continua – che sapeva cosa stava accadendo già da tempo, e quale fosse il suo destino ma non ricorreva a scorte. C’era una guerra nei confronti della Stato e lui era la figura più rappresentativa… ed il terzo giorno resusciterà.

Il nostro Crocefisso restaurato da poco, datato 1400Qui il vescovo, rivolgendosi alla folla che riempie la Chiesa  esclama : "Un’altra resurrezione avviene oggi a Milazzo, città che ha saputo dare risonanza al suo ricordo che torna a vivere, col suo volto buono ed il suo sorriso, per orientarci a vivere una vita di rettitudine e così per il popolo italiano. Se vuoi essere il primo, devi essere l’ultimo di tutti i servitori e questo insegnamento Aldo Moro, che io conoscevo personalmente, lo seguiva.  Paolo VI, che era amico di Aldo Moro ha scritto alle B.R.: "io scrivo a voi uomini delle B.R., restituite alla famiglia Aldo Moro “. Così scriveva il Papa e ricordava anch'egli che questi era uomo giusto ed innocente e li pregava in ginocchio di far ciò"

Infine Mons Marra rivolgendosi a Dio, completa la sua omelia : “ Il suo spirito immortale di uomo saggio, giusto e mite non può essere abbandonato dal Signore!".

 Ed è allora che l'Assemblea, così come erano avvenuto per l’ingresso della vedova e della figlia, irrompe in un applauso sincero, condividendo ed associandosi al discorso di S.E. Mons. Giovanni Marra

Vi invito a scaricare il file *.pdf dal link in basso a questa pagina per leggere le ultime lettere di Aldo Moro,  dalle quali si evince la personalità affabile, si scopre l'uomo sincero e probo, il buon padre di famiglia che anzichè pensare a se ed alle vicissitudini contingenti, rivolge lo sguardo ai suoi amati familiari ed alle piccole cose quotidiane... 

 di Claudio Italiano

Dalla sua prigione, lì 27.3.78

La Cerimonia esterna alla Chiesa, la dedica della Strada della Panoramica ad Aldo Moro

Mia Carissima Noretta,

vorrei dirti tante cose, ma mi fermerò alle essenziali.... Puoi comprendere come mi manchiate tutti e come passi ore ed ore ad immaginarvi, a ritrovarvi, ad accarezzarvi. Spero che anche voi mi ricordiate, ma senza farne un dramma. E' la prima volta dopo trentatré anni che passiamo Pasqua disuniti e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi. Ricordo la chiesetta di Montemarciano ed il semplice ricevimento con gli amici contadini. Ma quando si rompe così il ritmo delle cose, esse, nella loro semplicità, risplendono come oro nel mondo. Per quanto mi riguarda, non ho previsioni né progetti, ma fido in Dio che, in vicende sempre tanto difficili, non mi ha mai abbandonato. Intuisco che altri siano nel dolore. Intuisco, ma non voglio spingermi  oltre sulla via della disperazione. Riconoscenza e affetto sono per tutti coloro che mi hanno amato e mi amano, al di là di ogni mio merito, che al più consiste nella mia capacità di riamare. Non so in che forma possa avvenire ma ricordami alla Nonna. Cosa capirà della mia assenza? Cose tenerissime a tutti i figli, a Fida col marito, ad Anna col marito ed il piccolino in seno, ad Agnese, a Giovanni, ad Emma. Ad Agnese vorrei chiedere di farti compagnia la sera, stando al mio posto nel letto e controllando sempre che il gas sia spento. A Giovanni, che carezzo tanto, vorrei chiedessi dolcemente che provi a fare un esame per amor mio. Ogni tenerezza al piccolo di cui vorrei raccogliessi le voci e qualche foto. Per l 'Università prega Saverio Fortuna di portare il mio saluto affettuoso agli studenti ed il mio rammarico di non poter andare oltre nel corso. Ricordami tanto a fratelli e cognati ed a tutti gli amati collaboratori. A Rana in particolare vorrei chiedere di mantenere qualche contatto col Collegio e di ricordarmi a tutti.

La figlia Agnese Moro riceve la targa in omaggio dal Sindaco Nastasi, avendone ricevuto il permesso dalla madre Eleonora che lascia questo onore alla figlia.Mi dispiace di non poter dire di tutti, ma li  ho tutti nel cuore. Se puoi, nella mia rubrichetta verde, c'è il numero di M.L. Familiari, mia allieva. Ti prego di telefonarle di sera per un saluto a lei e agli amici Mimmo, Matteo, Manfredi e Giovanna, che mi accompagnano a Messa. Ed ora alcune cose pratiche. Ho lasciato lo stipendio al solito posto. C'è da ritirare una camicia in lavanderia. Data la gravidanza ed il misero stipendio del marito, aiuta un po' Anna. Puoi prelevare per questa necessità da qualche assegno firmato e non riscosso che Rana potrà aiutarti a realizzare. La signora Eleonora, vedova dello StatistaSpero che, mancando io, Anna ti porti i fiori di giunchiglie per il giorno delle nozze. Sempre tramite  Rana, bisognerebbe cercare di raccogliere 5 borse che erano in macchina. Niente di politico, ma tutte le attività correnti, rimaste a giacere nel corso della crisi. C'erano anche vari indumenti da viaggio. Ora credo di averti stancato e ti chiedo scusa. Non so se e come riuscirò a sapere di voi. Il meglio è  che per risponderne brevemente usi giornali.

Spero che l'ottimo Giacovazzo si sia inteso con Giunchi. Ricordatemi nella vostra preghiera così come io faccio. Vi abbraccio tutti con tanto tanto affetto ed i migliori auguri.     

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